di Giosuè Di Palo
La notizia della vittoria di Elly Schlein alle primarie del PD, che é riuscita a far parlare di se più della presunta crisi coniugale dei Ferragnez (e già per questo andrebbe ringraziata), ha provocato uno scossone politico prevedibile. Così come prevedibili sono state le opinioni espresse dalla stampa e dai giornalisti in merito alla questione.
La vicenda é presto detta.
Succede che, in uno scontro a fuoco fra il super favorito Bonaccini e la “nuova leva” Elly Schlein, quest’ultima riesce nell’ardua impresa di essere eletta segretario di partito contro ogni pronostico.
Contro persino l’isterica propaganda tiepida e accusatoria dello stesso Bonaccini, il quale si destreggiava fra un anomalo esercito di commentatori occasionali che su Twitter retwittavano all’impazzata le stesse identiche parole (si tratterà forse di Bot pagati?) e ironia inadeguata sullo smarrimento dei documenti della Schlein riguardanti la campagna elettorale.
Con la vittoria della Schlein si apre il campo ad un PD nuovo, molto distante da ciò che era originariamente, il che non é affatto un male se si pensa alla situazione di calma piatta in cui versava da tempo e che ha portato lo stesso partito dall’essere il cavallo di Troia dell’opposizione, la grande belva (purtroppo non Francesca Fagnani) della sinistra Italiana al diventare il pony docile e ammaestrato utile solo all’accrescimento del consenso popolare e politico dell’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Nessuno si aspettava la vittoria della Schlein, erano tutti occupati a preparare il campo agli articoli di giornale riguardanti Bonaccini.
Ed è stato questo il problema.
Quando ha vinto la Schlein si sono dovuti tutti far carico dell’arduo compito di scavare nel passato della neo eletta per cercare la notizia più pruriginosa, più degna di nota, più piccante da dare in pasto all’armata social del solito branco di leoni da tastiera.
Ed ecco allora che i giornali creano il profilo perfetto e più accattivante per ritrarre Elly: la prima segretaria Donna, bisessuale, comunista, ricca, privilegiata, non madre, erede di Lord Voldemort e seconda per perfidia solo a Lucifero.
A rincarare la dose il sempre caro tema dell’ accostamento delle figure femminili fra di loro, del paragone fra la Schlein e la Meloni, perché sia mai che ognuna possa avere il proprio spazio ed essere analizzata per ciò che è senza per forza subire il contraccolpo del faccia a faccia forzato e confuso.
La lotta nel fango che tanto fa gola al maschio alpha Italiano.
Ma c’è un aspetto in particolare che merita di essere discusso ed è la propaganda confusa e denigratoria perpetuata da esponenti politici e giornalisti, primo fra tutto il direttore del Secolo d’Italia Italo Bocchino il quale ha asserito che la Schlein ha frequentato scuole private e che il lavoro neanche mai ha conosciuto, a differenza della Meloni che, invece, ha fatto la baby sitter per pagarsi gli studi, é stata Giornalista ed ha frequentato la scuola pubblica. Tutte notizie false e facilmente dimostrabili.
In primis Elly Schlein non ha frequentato scuole private ma istituti pubblici, così come confermato dal suo ex professore, Alberto Leggeri, al Liceo di Lugano.
In più il lavoro, lei, l’ha conosciuto da subito, con attività di giornalismo cinematografico, attivismo e diventando europarlamentare a 29 anni.
Più recente è stata, poi, la polemica circa la sua visita a Crotone per rendere omaggio alle vittime del naufragio.
Visita che, a onor di cronaca, é stata una delle più “timide” fra tutte quelle a cui abbiamo assistito, senza dichiarazioni a mezzo stampa e senza selfie di rappresentanza.
Nonostante questo Ester Mieli, senatrice di Fratelli D’Italia, ha tenuto a far notare a tutti come la visita della Schlein a Crotone sia paragonabile a quelli che chiedevano i selfie al funerale di
Maurizio Costanzo in quanto -sempre a detta sua- in entrambi i casi c’era sovraesposizione, un tentativo di sciacallaggio mediatico.
Forse sarò ingenuo io, forse qualcosa sotto effettivamente c’è. O forse ciò che ha detto la Mieli é l’ennesimo tentativo di linciaggio mediatico fatto passare per “non voglio attaccare nessuno
MA…”
Non credo che possa esserci un accostamento fra la visita fatta con garbo di un esponente politico, non il primo fra l’altro, in un luogo dove poco prima c’è stata una tragedia e la
richiesta stupida e priva di tatto fatta da un gruppo di fan della De Filippi pur di ottenere un selfie fra le lacrime.
Anche perché se dovessimo pensare che qualunque visita da parte di rappresentanti di Governo ed esponenti politici in territori sensibili e di grande interesse, anche mediatico, sia
un tentativo per apparire e fare semplice presenzialismo allora nessuno scamperebbe alle accuse al vetriolo lanciate dalla senatrice.
Credo, piuttosto, che la mancanza di tatto l’abbia avuto la Mieli ed il paragone fra le due situazioni, assolutamente non paragonabili, descriva meglio la sensibilità e la mente di chi l’ha fatto piuttosto che chi riguarda.