di Mariavittoria Picone
MIXED BY ERRY è un film piacevolissimo per ritmi, dialoghi e colonna sonora, divertente ed anche commovente, ma è soprattutto un film con un’ampia e consapevole visione antropologica.
Il regista è il salernitano Sydney Sibilia, noto per la trilogia “Smetto quando voglio” e per “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose”, che stavolta si cimenta nel racconto di quella che fu, più di tante altre, una fortunata intuizione partenopea: il commercio delle musicassette duplicate. Quello che più correttamente dovrebbe definirsi reato di contraffazione, ma che, nella fattispecie, nacque quasi come un gioco, per dimostrare le attitudini di un aspirante dj. Il film è ispirato alla storia di una famiglia di Forcella, che riesce a creare un impero finanziario da un’apparente banale passione di uno dei tre figli per la musica, in un quartiere popolare di Napoli, controllato negli anni in cui si svolge la vicenda (Ottanta e Novanta) dal boss di camorra Luigi Giuliano.
La camorra in questo film non è protagonista (in controtendenza alla produzione cinematografica degli ultimi anni), agisce sullo sfondo, interviene per finanziare l’attività dei fratelli Frattasio, li aiuta a difendersi da piccole organizzazioni criminali e, quando reputa conveniente entrare “in società” con i ragazzi, non vi riesce, per il tempismo con cui si compie una retata.
Ovviamente, la narrazione cinematografica è romanzata ed esalta particolarmente le capacità imprenditoriali dei protagonisti, mostrandoli quasi del tutto inconsapevoli dell’entità della frode fiscale, facendoli apparire goffamente ingenui e consacrandoli a veri e propri idoli. I tre fratelli riescono ad uscire dalla condizione di povertà e finiscono per creare essi stessi lavoro, coinvolgendo nell’attività decine di giovani del quartiere. In un contesto sociale in cui un’organizzazione criminale gestisce il contrabbando di sigarette e lo spaccio di droga, la contraffazione di musicassette appare inizialmente un reato irrilevante.
La situazione cambia nel momento in cui le grandi case discografiche realizzano che la piccola impresa napoletana, nel giro di pochissimi anni, è arrivata a gestire quasi il trenta per cento dell’intero fatturato nazionale di settore, è in quel momento, infatti, che inizia la vera guerra ai fratelli Frattasio.
In poco meno di due ore, Sibilia spiega in modo semplice la filosofia partenopea che va dall’arte di arrangiarsi a quella del “tutti anna campa’”, che tollera l’illegalità, che non procura morti, a fronte di un vantaggio collettivo economico e sociale.
Il cast è notevole, ma tra tutti spicca Francesco Di Leva, che recita benissimo il ruolo del finanziere un po’ frustrato, ironico e tenace.
Insomma, il film commuove e non so se accade solo a me, che mi emoziono troppo facilmente, o se prende a tutti la nostalgia di un’epoca in cui, se non potevi permetterti l’acquisto di un disco, restavi ad ascoltare la radio con la cassetta vergine già inserita e le dita poggiate sui tasti “REC” e “PLAY”, oppure speravi di incontrare una bancarella, magari sul lungomare, e acquistare una copia su nastro “Mixed by Erry”.
Erry voleva fare il dj, noi ascoltare tanta musica; erano “sweet dreams”, come cantano gli Eurythmics in uno dei brani più belli della colonna sonora, quelli nelle musicassette e quelli nelle mani che si sfioravano per scambiarsele.