No, caro prof.
Il cancro, è una brutta malattia. La SLA, la leucemia, il morbo di Halzheimer sono brutte malattie.
E – soprattutto – l’ignoranza, è una brutta malattia. Contagiosissima, se non si usano precauzioni. La peggiore, una di quelle che non danno scampo. Peggio del virus Ebola.
A maggior ragione se il portatore è uno che, nella vita, piuttosto che provare a diventare un bravo ciabattino, o un parrucchiere, o un toelettatore per cani – anche discreto – sceglie di fare l’insegnante, di stare a contatto con i giovani. Con delle menti influenzabili nel bene e nel male.
Con quei figli che noi mamme ogni mattina svegliamo e facciamo andare a scuola, affinchè crescano. Con la speranza che non imparino solo pagine e citazioni.
A Perugia, un docente di una scuola superiore, dopo aver più volte pronunciato la frase “essere omosessuali è una brutta malattia”, indirizzandola a uno dei suoi discenti, quando il giovane gli ha – ovviamente – risposto per le rime, lo ha pure aggredito a calci e pugni.
E il preside della scuola, davanti alla denuncia dei genitori della vittima, ha lasciato al suo posto il professore, trasferendo il ragazzo in un’altra sezione.
Ma com’è possibile che, ultimamente, l’unica parola che salta in mente quando si parla di istituzioni, e dei loro rappresentanti, sia “vergogna” ?
Anzi: VERGOGNA, a caratteri cubitali.
Ho raccontato l’episodio a mia figlia. Mi ha risposto che, se un fatto del genere dovesse capitare nella sua classe, si alzerebbe in piedi e spaccherebbe la faccia al professore, a costo di essere “espulsa da tutte le scuole del Paese”. Mi ricordo che ai miei tempi questo era lo spauracchio per gli indisciplinati, l’ultimo grado di sospensione. Ma vale evidentemente solo per gli studenti, i professori imbecilli per il momento non vengono allontanati.
Ho sempre cercato di educare mia figlia alla libertà di pensiero, monitorandola e cercando di inculcarle il rispetto dei ruoli. Ma come faccio a darle torto, davanti a una risposta come questa? Come faccio a non farle perdere la fiducia nelle persone con cui trascorre metà della sua giornata, come posso mai dirle che i professori, in quanto tali, vanno rispettati?
Caro prof., La prego, si faccia curare. Potrebbe guarire, sa? Non è detto che il suo sia uno stadio terminale.
Le basterebbe leggere qualche libro, non ci vuole molto… o crede che Oscar Wilde, Marcel Proust, Truman Capote possano aver trasferito, oltre al genio, anche i germi della loro “brutta malattia” attraverso le pagine dei loro capolavori?
Io non so con che faccia si ripresenterà in aula, davanti ai compagni di classe che hanno ascoltato quelle frasi, e assistito poi al pestaggio del ragazzo. Non riesco a immaginare con quale credibilità o autorevolezza potrebbe pensare di guardarli negli occhi, provando a svolgere il compito a cui è preposto. Un compito che, prima di tutto, dovrebbe essere una missione.
Da vero uomo quale probabilmente si sente, prof., faccia una cosa: chieda un periodo di aspettativa, e vada a caccia.
La stagione è aperta, e fa molto macho.
Tanto, ha dimostrato di essere bravissimo a spararle grosse.