di Anna Iaccarino
In una società dove tutto è permesso e giustificato dalla vittoria dell’obiettivo raggiunto, quanto peso hanno ancora, nel modus operandi, parole come etica e morale? Vanno anch’esse adeguate ai tempi? Di certo non sono più molto attuali, sembrano quasi termini obsoleti, nicchia per cultori, nostalgici da retrò. Quanto è rimasto dell’agire umano, professionale, sociale, che incarnava quel binomio di vita relazionale che volgeva alla bellezza dell’essere e del fare?
Quanto influisce la pressione sociale nel processo di autodeterminazione di un cammino esistenziale? Quanto ancora gli individui riescono a vivere di valori umani in una società che chiede tutt’altro per rendere vincenti?
Punti disarticolati ma interfacciati da un comune filo conduttore che provo a introdurre e ad accompagnare a un breve connubio di analisi. Una sintesi riflessiva che prova a calarsi in una scomposizione di pensieri dialoganti su un tema che parla e guarda alla vita.
Etica e morale accompagnano la vita quotidiana degli individui, ne cesellano atteggiamenti specifici e prassi collettive. È così che si strutturano personalità, avanzano valori, la vita scorre dentro condotte generatrici di comportamenti in capo a una comunità.
Elementi solo apparentemente astratti, ma che ne influenzano il percorso di crescita, il lavoro, la tenuta sociale e relazionale.
Se tali andamenti si affievoliscono è perché la società propone qualcosa di diverso, perché probabilmente la pressione sociale esercitata, allontana il modo di vivere eticamente corretto e moralmente accettabile tra esseri umani.
Non bisognerebbe, pertanto, mettere in sospensiva questi princìpi, ma correggere e tenere ferma la rotta dello stare al mondo tra individui. L’autodeterminazione di un cammino esistenziale, certamente influenzato dalla “liquidità” di questa società, deve pertanto tendere ad alzare lo sguardo e a non accettare pensieri e scorciatoie che minano la via organizzativa della propria vita personale.
Se la degenerazione dei comportamenti sacrifica quella filosofia di vita capace di innestare relazioni positive, bisogna provare a scartare le semplificazioni, a caratterizzare una tenuta che influenzi, avvolga e travolga la presenza degli altri, senza flettere quei valori e provando a spingerli in avanti.
Una ragione di vita è tale se corroborata da sintesi alta e condivisione esistenziale, facile a dirsi ma a tratti proibitivo anche provarci.
Specialmente in un momento storico dove quella filosofia rischia di essere risucchiata dai mille modi del fare “vita”, proiettati a tutt’altri valori e interessi.
Sotto attacco è questa società che esclude e mette in discussione le libertà, tenta di annientare chi non scende a compromessi per “trattare” al ribasso. E resistere diventa compito arduo.
Se l’essere umano tende a generare equivoci nel saper distinguere il bene dal male (non afferma l’etica) e conforma le proprie azioni senza libertà e idealità (non conferma la morale), perché “mangiato” da una società che ritiene praticabili altri e diversi princìpi, allora si affermano l’individualismo e la frammentazione di quelle regole astratte e generali di “principi di vita” che hanno guidato i grandi pensatori della terra.
“L’autointeresse, concepito in senso ampio, viene considerato la più importante forza motivazionale di tutta l’attività umana; e si ritiene che l’azione umana, se non frenata da vincoli etici e morali, sia naturalmente orientata verso la promozione dell’interesse personale o privato”.
(Buchanan e Tullock).
L’attualità di tali concetti di vita è più che mai cogente, questi non sono discorsi lontani da noi, al contrario sono vicinissimi, anche sotto altre forme, e influenzano la costruzione della personalità, che non è data una volta e per sempre, ma va realizzata, accompagnata e organizzata nella vita di relazione quotidianamente.
Anche la personalità va interrogata e ha bisogno di porsi e non rifuggire dalle domande.
Come va difesa la pace? È corretto comunicare verità costruite a un popolo? È leale inquinare l’ambiente e il territorio per trarne un profitto imprenditoriale che porta soldi, ma toglie diritti?
La scienza e il progresso tecnico in quali direzioni vanno utilizzati, per far del bene o l’utile di una nazione?
Le risposte a questi interrogativi passano per l’etica e la morale, stabiliscono la maniera di stare sulla terra, costruiscono, su larga scala, il terreno per essere “mondo”.
Poi, dipenderà molto dalla percentuale di quei valori di cui si argomenta e che ognuno di noi sarà in grado di seminare per impiantare idee sane e condivise.