di Rosario Pesce
La Liberazione è un fatto fondamentale nella storia italiana e dei Paesi europei che furono, finalmente, sottratti al giogo del Nazismo e del Fascismo.
Il 25 aprile 1945 rappresenta, non a caso, uno snodo essenziale nella storia italiana: finì il ventennio fascista per davvero e, soprattutto, con la conclusione della Seconda Guerra Mondiale l’Italia poté cominciare a guardare innanzi, verso anni – quali quelli della ricostruzione e del successivo boom economico – che furono non facili, ma che le hanno consentito di essere, poi, fra le prime potenze al mondo.
Anche oggi, mutatis mutandis, è necessario che si consumi una nuova Liberazione, più complessa e problematica di quella che affrontarono i nostri nonni ed i nostri genitori.
Bisogna, infatti, liberarsi dalle scorie di un biennio – quello della pandemia – che sembra non voglia passare del tutto, visto che certamente il Covid è diventato meno pericoloso rispetto alla primavera del 2020, ma è comunque sempre presente e circolante in modo massiccio.
Una società, infatti, malata non può mai crescere in senso autentico: le malattie determinano un costo umano e sociale che rappresenta un peso enorme, quasi invalicabile per lo sviluppo di un ordinato consesso.
Così come, il mondo intero – e non solo l’Italia e l’Occidente – deve liberarsi dalle paure e dalle nefandezze delle guerre, in primis di quella russo-ucraina, che – iniziata di fatto otto anni fa – rischia di portarsi avanti per altri mesi, determinando morti ed eventi conseguenti nefasti non solo per coloro che vivono sui luoghi che sono teatro del conflitto odierno.
È evidente, a tal riguardo, che la portata di questi due fatti (il Covid e l’invasione russa in Ucraina) è così grande, che può continuare a modificare in modo irreversibile gli equilibri mondiali, sia economici che politici.
Ed è altrettanto ovvio che una rapida conclusione degli effetti pandemici e di quelli della guerra, voluta da Putin, può evitare guai ben peggiori: l’Italia, oggi come nel 1945, è parte di un sistema internazionale che con enormi difficoltà tenta di edificarsi su basi ed assetti nuovi, nell’auspicio condiviso da tutti che il progresso – e non l’autodistruzione – sia la stella cometa di chi ha responsabilità di governo della res publica mondiale.