Ha destato attenzione e preoccupazione quanto dichiarato dalla Commissione Grandi Rischi circa la sicurezza del bacino artificiale di Campotosto in Abruzzo che si trova nei pressi di faglie sismogenetiche che si sono riattivate recentemente in coda agli eventi inziati il 24 agosto 2016.
Si tratta di un grande invaso artificiale di importanza strategica la cui sicurezza ambientale deve essere, come è, continuamente garantita.
Naturalmente l’ambiente vallivo relativo deve essere attentamente e responsabilmente informato in tempo reale e dotato di adeguati piani di sicurezza, come è!
Nel 1984, dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980 ci interessammo della sicurezza ambientale in relazione ai bacini artificiali di Campania, Molise e Basilicata ubicati in fasce di territorio interessate da faglie sismogenetiche e presentammo i primi dati elaborati da Ortolani e Pagliuca “Geologia, struttura e macrozonazione sismica dell’Appennino Meridionale (Molise, Campania, Basilicata) al V Congresso Nazionale dei Geologi “Geologia e Protezione Civile”, Palermo, 27 febbraio-3 marzo 1984. La figura a sinistra illustra la carta presentata nel 1984 mentre la figura a destra è tratta dal DISS 3.2.0 di INGV.
Se analizziamo la situazione tra Marche, Abruzzo, Lazio e Molise si nota che vi sono vari bacini che sono stati realizzati in fasce di territorio nel cui sottosuolo (secondo DISS 3.2.0) vi sono faglie sismogenetiche accertate e/o probabili.
Naturalmente la situazione è ben nota e sicuramente saranno stati adottati sistemi di monitoraggio tali da garantire la sicurezza ambientale degli sbarramenti e delle sottostanti valli antropizzate e urbanizzate.
E’ evidente che la certezza del controllo verificabile della continua sicurezza delle varie situazioni ambientali deve essere costantemente aggiornata in modo da evitare l’emanazione di comunicati ambigui.
Naturalmente il monitoraggio ambientale deve tenere conto della possibilità che si possano verificare eventi naturali multipli come ad esempio i terremoti e straordinarie precipitazioni piovose.
Laddove i bacini artificiali insistono su un sottosuolo interessato da faglie sismogenetiche è evidente che si devono evitare azioni antropiche tali da causare sismicità indotta; questo è il caso dell’alta val d’Agri dove in sinistra orografica è stato attivato un pozzo per la reiniezione dei fluidi inquinanti a circa 4000 metri di profondità proprio nel sottosuolo interessato da faglie recenti e probabilmente responsabili o co-responsabili del disastroso terremoto del 1857 di magnitudo 7,0 che causò oltre 10.000 vittime.
In tale area vi è già la complicazione di sismicità di bassa magnitudo indotta dal riempimento e svuotamento del bacino artificiale del Pertusillo (circa 150 milioni di metri cubi di acqua).
I bacini artificiali ubicati su fasce di territorio nel cui sottosuolo ci sono o sono probabili faglie sismogenetiche rappresentano un noto problema.
Certamente saranno state effettuate indagini geologiche e geotecniche accurate tese anche a verificare la presenza di discontinuità geomeccaniche significative al di sotto dei corpi delle dighe.
Si ricorda che in seguito al terremoto del 1980 la diga in costruzione sul fiume Ofanto subì una rotazione che non precluse l’ultimazione della struttura.
I responsabili istituzionali della sicurezza ambientale, come ad esempio quelli della Commissione Grandi Rischi, hanno tutte le competenze multidisciplinari per valutare trasparentemente e professionalmente le varie situazioni che interessano i bacini artificiali e le valli sottostanti.
Gi esperti devono essere non solo bravi nelle loro singole discipline e nelle ricerche a tavolino ma grandi esperti nel capire e valutare le molteplici situazioni in tempo reale e non con i tempi di una ricerca scientifica ed essere consapevoli del delicato ruolo che essi rivestono e dell’impatto immediato che possono avere le loro dichiarazioni.