Di Marco Muffato
Non c’è due senza tre. Caro Aurelio stupisci il popolo azzurro per la terza volta in pochi anni. È nelle tue corde di uomo di cinema e di persona che fa delle imprevedibilità il suo metro d’azione lasciare le persone spiazzate e a bocca aperta. Stupisci come quando Mazzarri ti voltò le spalle per l’infelice scelta dell’Inter e ingaggiasti per la panchina azzurra nientemeno che uno dei santoni del calcio mondiale, il grande coach ex Liverpool Rafa Benitez, che ha contribuito più di ogni altro alla dimensione europea del Napoli predicando mentalità nuova e facendo acquistare giocatori che hanno caratterizzato le fortuna della squadra negli ultimi anni (da Mertens a Callejon, da Albiol a Reina, fino Koulibaly, per tacere di chi sappiamo e non vogliamo nemmeno nominare ma che ad Aurelio fruttò la bellezza di 90 milioni di cocuzze).
Stupisci come quando un anno fa ultimato il triennio magico che ha alimentato la leggenda del Comandante, chiamasti a sostituire il mister azzurro più amato dai tempi di Luis Vinicio con il più titolato degli allenatori in attività, nientemeno che Carlo Ancelotti, vincente sulle panchine di Chelsea, Psg, Real Madrid e Bayern, la crema dei top club. Ora, come ti dicevo, hai l’occasione di lasciare tutti senza fiato per la terza volta.
E perché mai, si obietterà, cambiare Carletto: non era il tuo allenatore ideale, destinato a rimanere a vita sulla panchina azzurra? La valutazione prescinde dagli spifferi di questi giorni sul feeling calante tra te e il mister (la presunta telefonata di Giuntoli a Gasperini nel periodo meno brillante del Napoli oppure l’alterco in strada tra te e Ancelotti, che è una molto probabile fake news) e dalla questione della clausola a tuo favore per fare scattare il rinnovo (svelata a sorpresa da Ancelotti a fine stagione). La verità è che un allenatore, sicuramente tra i più bravi al mondo, che parte dal presupposto «Se il mio presidente è felice, lo sono anche io» (nota affermazione di Ancelotti estratta dal suo libro “Il leader calmo”) potrà essere stimato ma non accenderà mai i cuori del tifo napoletano. E per paradosso, Aurelio caro, ti farà sì felice ma all’inizio del percorso comune e non a gioco lungo. Lo sì è visto quest’anno: la tua società è avvertita sempre più distante, lo stadio è desolatamente vuoto come mai in passato, il malcontento è in crescita malgrado una qualificazione Champions in tasca da dicembre.
Il segreto del successo del Napoli in questi anni è stato di riuscire a mantenere compatta la tifoseria accanto alla squadra malgrado il problematico rapporto della piazza con la tua persona. E sai perché? La piazza si è identificata sempre con l’allenatore, perché erano tutti percepiti e vissuti “contro” di te e portatori di un interesse affine a quello dei tifosi nel volere una squadra più forte, e questo è stato vero con Walter Mazzarri, con Rafa Benitez e ancor di più con Maurizio Sarri. E lo stadio era pieno, l’entusiasmo era alto e gli affari per te si moltiplicavano. Ora con Carletto gran parte della tifoseria è smarrita, non sa a chi aggrapparsi, è sfiduciata, si sente impotente, priva di “rappresentanza interna”.
Quindi caro Aurelio visto che il tuo nemico (interno) era paradossalmente il tuo miglior amico anche per gli affari, hai l’occasione per sorprendere tutti e tornare a far sobbalzare il cuore del tifo. Riprenditi Maurizio Sarri dal Chelsea, strappalo ai malsani corteggiamenti della Juve e fallo ritornare nell’unico luogo dove può tornare a vivere e fiorire la leggenda del Comandante: Napoli.