Era la trasferta meno indicata dopo la convincente vittoria con il Verona del vittimista Mandorlini. Sarebbe stato preferibile il Barcellona al Camp Nou, il Real al Bernabeu, ma non l’Atalanta in quel catino. Una squadra di una mediocrità allucinante, come ha dimostrato per l’intera durata del match, ma con l’acqua alla gola e un paio di ex con il dente avvelenato.
Strana storia quella dei due ex in questione, almeno per chi scrive, che deve a loro, la gioia di un fantastico regalo, in un Napoli-Milan giocato nell’ormai lontano 30 ottobre 2009. Da allora, il centrocampista gioca contro di noi con un’aggressività e una caparbietà degna di un top player, mentre l’attaccante si esalta e segna con una puntualità da brividi. Quest’anno addirittura il simpatico argentino non aveva ancora inaugurato la casella dei gol fatti, era a digiuno dalla scorsa stagione. Si racconta che nei centri scommessa, la sua marcatura non fosse neanche quotata.
A parte la pessima battuta, la vittoria con il Verona ha avuto un enorme demerito, senza quel roboante 6-2, avrei preso questo pari un po’ come il 2-2 di Milano con l’Inter: con filosofia e come un segno mezzo divino e mezzo diabolico di una stagione da vivere con la lancetta del tifoso in (finta) modalità ‘soft’, senza troppe aspettative.
Insomma senza troppi superflui giri di parole, stasera, nonostante Bergamo, nonostante quel ‘campaccio’, quel pubblico, il turno infrasettimanale (solitamente a noi nefasto), quei due ex birbantelli, quegli 11 onesti mestieranti del pallone, ci credevo. E i primi 15 minuti mi danno ragione, sembra quasi il continuum dell’allegro e dionisiaco match con il Verona di domenica. A mancare è la rete, ma il Napoli schiacchia l’Atalanta, e lo fa per l’intero primo tempo, ma dopo i primi 15-20 minuti, l’azione seppur continua, perde intensità e convinzione.
Al duplice fischio finale, per i bergamaschi si contano circa 6 minuti di possesso palla, il Napoli dalla sua ha venti minuti di conduzione del gioco, un dato che quantifica e qualifica la remissiva scelta nerazzurra e la mole di gioco, per lo più sterile, degli azzurri. Ovviamente non ci facciamo mancare nulla anche in un primo tempo giocato in una sola metacampo, Maggio regala un possibile contropiede agli avversari, Rafael esce su un cross lento, lisciando goffamente e pericolosamente il pallone e Ghoulam offre una punizione dal limite agli orobici proprio nel finale, tirata clamorosamente sulla barriera dal centrocampista guerriero ed ex.
Nella ripresa sembra di assistere a qualcosa che somiglia più ad una partita di calcio, con due squadre che provano ad offendersi reciprocamente. Dovrebbero averlo spiegato a Colantuono: attaccare il Napoli è di una faciltà disarmante, la fase difensiva azzurra è invisibile. Hamsik perde un pallone nella metacampo lombarda, fulmineo (!) contropiede atalantino, sulla destra Raimondi (si, Raimondi) arriva a crossare con il destro, in area ovviamente c’è lui, perché lui sa che o segna oggi o non segnerà mai più. Con l’imperdonabile complicità di Albiol, lui, l’attaccante argentino che contro di noi avrà segnato almeno 6, 7 reti (vado a memoria, ma il lavoro di ricerca da giornalista in questo momento non si concilia affatto con il mio stato d’animo), segna, esulta (all’inizio contro il Napoli, evitava, ma giusto che esulti), esultano l’afragolese Stendardo, il mugnanese Migliaccio, l’ex centrocampista, tutti. Le mie parole sono dettate solo dalla rabbia e dall’antipatia sportiva che nutro verso questi simpatici signorotti, ma la loro esultanza è ovviamente sacrosanta.
Un’azione un gol, oramai è la logica, la costante della stagione azzurra. Esce Marek, dentro Insigne che regala vivacità alla manovra. Si gioca sempre solo in una metacampo, Sportiello come nel primo tempo infonde sicurezza ai suoi e quando non può arrivarci, Callejon spreca sulla linea di porta; nell’occasione per proteste si fa ammonire il nostro amichetto centrocampista. Quel pallone che sfidando le leggi fisische, non entra è una sciabolata nella pelle dei tifosi azzurri, ma il peggio è alle porte. Il centrocampista guerriero ed ex si fa espellere ingenuamente, fallo di mano, secondo giallo e doccia anzitempo, prima però, per non farci mancare nulla, un duello verbale con Insigne.
Entra Jorginho per David Lopez, il Napoli le prova tutte e trova il pari al minuto 86, con una ‘malattia’ di Higuain, servito da Insigne. Non c’è tempo di festeggiare, si recupera il pallone e si va alla ricerca della vittoria, Sportiello (migliore in campo…come Bardi alla seconda giornata) si supera su Mertens.
Al 91°minuto, Zapata subentrato da pochissimi minuti si guadagna un calcio di rigore. Higuain ha il pallone della ‘definitiva’ svolta, Higuain versus Sportiello, ma come contro il Chievo (4 punti in classifica, di cui 3 a Napoli, non dimentichiamolo) alla seconda giornata, l’argentino si fa parare il rigore.
Finisce così, con un misero punto, nell’ennesima partita dominata e condotta per 90 minuti. Finisce con la rabbia e la consapevolezza che quest’anno non gira, ma anche con la certezza che non si può beccare un gol sull’unica azione subita, e non si possono sbagliare, non tanto le occasioni clamorose (vedi Callejon e il rigore di Higuain), quanto le decine di potenziali possibili azioni da rete, ingenuamente vanificate per scelte scellerate e cervellotiche dei singoli.
L’amaro in bocca è enorme, vincere significava per la prima volta essere terzi (in attesa della Lazio che gioca domani) da soli, vincere significava dare continuità alla goleada con il Verona, vincere significava svoltare, e invece continuiamo ad essere nel solito maledetto viottolo, nella solita stradina, un passo avanti, due passi indietro… peccato. Peccato perché con un pizzico di buona sorte, di maggiore incisività e senza l’inspiegabile ‘sfaldatura’ del dopo Bilbao, resto convinto che eravamo (e siamo) l’unica reale alternativa, da outsider, alle due battistrada.
Pagelle:
Rafael: Un’uscita da brividi nel primo tempo, nell’unica occasione in cui il pallone si trova dalle sue parti. Sul gol può poco. Voto 5.5
Albiol: Un difensore in quella circostanza ha un solo compito, uno solo, seguire l’ariete avversario e non sbagliare il tempo dell’intervento, su un cross peraltro lento e leggibilissimo. Un difensore. Voto 2
Koulibaly: Avessero tutti la sua grinta, la sua caparbietà. Peccherà anche in qualche fase, ma ha dalla sua una straordinaria vitalità. Voto 6.5
Ghoulam: L’acuto lo fa, ma Callejon spreca malamente. Partita ordinata, ingenuo a concedere una punizione pericolosa sul finire della prima frazione. Voto 6
Maggio: Partita onesta condita dai soliti immancabili errori; nel finale spinge, finanche prova un tiro da fuori… Voto 6-
Inler: Recupera palloni, macina gioco ma è lento. Voto 6
David Lopez: Buon primo tempo, cala nella ripresa, ma è sempre presente. Una sua bordata fa tremare Sportiello. Voto 6+
Mertens: Partita a sprazzi, alterna buone cose ad altre meno buone. Errore grave in un disimpegno difensivo, sfortunato con una conclusione che lambisce il palo. Voto 6+
Callejon: Nel primo tempo è egoista in un contropiede che andava sfruttato meglio (le potenziali azioni gol di cui sopra), errore clamoroso ad un metro dalla porta nella ripresa. Voto 5
Hamsik: Buon primo tempo, nei primi 20 minuti sembra il vero Marek, pian piano cala, fino a sparire nella ripresa. Voto 5.5
Higuain: Gol di pregevolissima fattura, partita insufficiente per il resto, con il fardello di un rigore pesantissimo, tirato male come contro il Chievo. Potenzialmente dilapidati 5 punti, troppi. Voto 5.5
Subentrati:
Insigne: Impatto ottimo sul match. Voto 6.5
Jorginho e Zapata: Il brasiliano ci mette impegno, il colombiano (tardivo il suo ingresso) con furbizia e mestiere si guadagna il rigore, meglio non l’avesse fischiato, con il senno di poi. S.V.
Benitez: Forse l’unica leggerezza è il tardivo ingresso di Zapata, mettere un punto di riferimento in area nell’arrembaggio finale poteva essere utile (senza l’errore dagli undici metri, lo sarebbe stato). Per il resto il Napoli è il solito Napoli, fa la partita, la conduce con sprazzi di buon gioco, domina, ma non è cinico e determinato nelle fasi delicate del match. Un turno di riposo ad Albiol, nonostante le alternative si chiamino Britos ed Henrique, potrebbe giovare allo spagnolo e a noi.
Arbitro: Quel rigore si concede, Stendardo è ingenuo, ma lui e Zapata sembrano placcarsi vicendevolmente, ma il difensore non può dimenticare completamente il pallone e pensare solo all’avversario. Conduzione di gioco tutto sommato corretta, non ammonisce Mertens per un fallo tattico nel primo tempo. Voto 6
Atalanta: Fa dell’agonismo la sua unica arma, squadra tutta muscoli, polmoni e sudore che dovrebbe salvarsi agevolmente, soprattutto considerando il livello delle sue antagoniste. Non dovesse succedere, non verseremmo certamente alcuna lacrima.