di Pasquale Di Fenzo
“Non ho alcuna possibilità di scelta. O piuttosto, qualsiasi scelta io faccia, degli uomini moriranno”. (L’alternativa del Diavolo” di F. Forsyth). Senza voler arrivare alla drammatizzazione della frase che l’autore del romanzo citato fa pronunciare al Presidente USA, oggi il Presidente francese Macron, ha detto qualcosa del genere, facendo appello a tutte le forze antifasciste per poter contrastare la svolta autoritaria in atto nel suo Paese.
Vero è che la destra storica francese, a differenza di quella italiana ha combattuto il nazismo prima sul campo con De Gaulle, poi coi suoi rappresentati più importanti come Chirac e Sarkozy. In Italia invece un personaggio come Vannacci viene candidato in un partito di governo e raccoglie mezzo milione di voti: “Miezumilione, uanemodopriatorio!”, avrebbe detto il cavaliere di “Così parlò Bellavista”.
Ma come si fa a votare per Vannacci? Si fa…si fa. E si farà sempre, almeno fino a quando non riusciremo a spiegarci il perché. Certo non sarà facile, visto anche il vento che spira attualmente sulla vecchia cara Europa, che, mai come adesso, ha dimostrato di avere memoria corta. La Meloni può dormire sonni tranquilli per i prossimi dieci anni. E forse più. E nonostante i parenti serpenti che si annidano tra i suoi alleati. Ma forse la spiegazione sta proprio là. I tre maggiorenti del CD non vanno d’accordo quasi su niente. Compreso il “minorente” Tajani, che però ha alzato la voce quando si è trattato di bloccare la supertassa sugli extraprofitti delle banche. Immagino che le riunioni di maggioranza, nel segreto delle stanze di governo, finiscano sistematicamente “a seggie ‘nfaccia”, come si diceva una volta delle riunioni del vecchio PCI.
Però poi, una volta davanti alle telecamere sfoderano sorrisi a 32 denti. Con enorme soddisfazione di dentisti ed odontoiatri pagati dall’assicurazione da parlamentare. E quindi da noi. Fioccano complimenti ed incoraggiamenti reciproci e la promessa di andare avanti fino al termine della legislatura. E così sarà. Apparentemente non serbano rancore tra di loro, nemmeno tra gli ex colleghi di maggioranza che nel frattempo abbiano cambiato casacca. Grazie a quale quota di governo la Santanchè può ancora fare il Ministro della Repubblica? E con chi si sono candidati Sgarbi e la Mussolini? Qualcuno sa in quali partiti di maggioranza militano attualmente gli ex ministri Rotondi e Tremonti? Questo comporta che, pur di mantenere il potere, si possa passare su tutto e su tutti. Gli ex giustizialisti Salvini e Meloni (ricordate i cappi esposti in Parlamento?) sono pronti ad approvare la riforma sulla giustizia che lo stesso Tajani ha definito il sogno dell’ipergarantista Berlusconi. Salvini e Tajani si farebbero tagliare un orecchio e forse pure qualcos’altro pur di contrastare il presidenzialismo, temendo, a ragione, di poter essere fagocitati e travolti dalla valanga melloniana.
Infine Tajani e la Meloni vedono come il fumo negli occhi l’autonomia differenziata, che ridarebbe slancio a Salvini, e scontenterebbe il loro numeroso elettorato meridionale. Eppure, salvo sorprese, tutte e tre i disegni saranno portati a compimento a colpi di maggioranza o di minaccia di mettere la fiducia alle rispettive votazioni in Parlamento. Tutti insieme, appassionatamente. Vero è che questo sistema fu inaugurato dal duo Di Maio-Salvini, quando in nome di uno scellerato “patto di governo”, il primo fu costretto a votare quota 100 in cambio del RdC. E viceversa. Mentre a sinistra ci si scanna, a destra si fa fatica finanche a distinguere le testate giornalistiche “di famiglia”: Di chi è Direttore Sallusti? Di Libero, della Verità o de Il Giornale? E Belpietro? Tanto remano tutti in un’unica direzione per portare ‘a varca ‘o sciulio, come dicono sulle sponde di quel ramo del Lago di Como. Così, mentre nel CD, ormai sempre più DD, si naviga a vista tranquillamente da una sponda all’altra, nel CS, una volta lasciata la casa madre, si diventa non solo l’avversario da sconfiggere, ma il nemico da abbattere.
Renzi contro Calenda e insieme contro il PD. E naturalmente il PD contro Renzi e Calenda. Oltre che contro Fratoianni e Bonelli. Sempre che nel frattempo non abbiano litigato pure loro. A unisono. Come direbbe Verdone. Senza contare il M5s contro tutto e tutti. Amabilmente ricambiato, naturalmente. Alle ultime elezioni politiche, la Meloni, in virtù di una massiccia astensione e di una legge elettorale che forse tra qualche anno sarà dichiarata incostituzionale, come quella che l’aveva preceduta, ha conquistato una maggioranza bulgara, grazie pure a quell’altra genialata della riduzione del numero dei parlamentari. Eppure la sommatoria dei voti conseguita dei partiti fuori dall’arco FdI, Lega e FI, superò di circa un milione di voti quelli racimolati dei partiti di Governo.
Non lo sapevate? Adesso lo sapete. Ma la vera domanda è: lo capiranno mai colà dove si puote? Macron sembra averlo capito. Ma In Francia hanno “La Marsigliese”. Noi abbiamo “Fratelli d’Italia”.