di Giuseppe De Silva
I paragoni li facciamo perché ci vengono naturali ma a mio avviso è sempre sbagliato dare loro troppa importanza.
In questi giorni, ad esempio, ci hanno fracassato i cabbasisi con quelli tra Messi e Maradona. Da ieri ne abbiamo altri da riproporre, determinati dalla “Filumena Marturano” con Massimiliano Gallo e Vanessa Scalera.
Io le “Filumena” le ho viste tutte: da Titina a Regina Bianchi, da Sophia a Mariangela Melato. E mi sono sembrate tutte, ognuna nel suo genere, straordinarie. Più di tutti Sophia e Marcello, diretti da De Sica, mi sono sembrati perfetti, inarrivabili (ancora più di Titina ed Eduardo), in un film che candidato all’Oscar non lo vinse pur meritandolo ampiamente.
Vanessa Scalera e Massimiliano Gallo a mio parere hanno dato una brillante prova di sé ed hanno realizzato un prodotto godibile, intenso, che strizzava l’occhio più al film di De Sica che alle interpretazioni eduardiane. Ed hanno suscitato in me un’ emozione che è stata come un’ ancora di salvezza, nel considerare che abbiamo interpreti in grado di non far morire la lezione del Teatro Napoletano, dalla drammaturgia alla farsa.
Con la scomparsa delle grandi dinastie teatrali, dai De Filippo agli Scarpetta, dai Maggio ai Giuffrè, passando per le compagnie di Nello Mascia e Tato Russo, senza dimenticare Luisa Conte e Nino Veglia, Pietro de Vico, i Taranto, il nostro teatro pur rimanendo vivace aveva perso la visione prospettica, non avendo più la continuità, nel tempo, di queste grandi famiglie che hanno attraversato tutto il Novecento rendendo la nostra nobile arte la prima in Italia e la più riconoscibile nel mondo.
Ecco, grazie alle prove di Massimiliano Gallo (e ad altre di Vincenzo Salemme) abbiamo la certezza che il nostro patrimonio culturale possa avere degni interpreti e che quella “Scuola” che ci ha dato lustro, trova continuità di prestazione, di rendimento, di qualità. Ovvio, ognuno è figlio del suo tempo e per questo i paragoni sono sempre da prendere con le molle. Ma la visione di ieri di “Filumena Marturano” mi ha molto rincuorato: la lezione dei grandi non è andata perduta e si può sperare di fare vivere il nostro teatro ancora a lungo.
E in quella lezione di misura e di arte drammatica, di rappresentazione teatrale della realtà, possiamo inserire a pieno titolo Vanessa Scalera che è stata più che brava nell’interpretazione di “Filumena”, dandone una versione tutta sua e per questo, senza scimmiottamenti o tentativi di “gigionia interpretativa”, più che apprezzabile, misurata, commovente, coinvolgente.
Ancora una volta da Napoli e dalla sua Arte viene un grande prodotto di intrattenimento che però è figlio di una grande tradizione culturale. Quella che non dobbiamo mai dimenticare e che nelle mani di Massimiliano Gallo e Vanessa Scalera, che speriamo di vedere in altri classici, può germogliare dando frutti sempre nuovi.
Viva il Teatro Napoletano, viva la Nostra Cultura.
Viva Eduardo e i suoi eredi artistici.
Viva i figli di Partenope.