Una notizia specchio dei tempi che viviamo e recentemente posta all’attenzione delle cronache nazionali è stata quella di un concorso per operatori ecologici bandito dal Comune di Barletta e vinto da un laureato in ingegneria edile con 110 e lode. Un ragazzo di 35 anni che probabilmente in un normale Paese meritocratico avrebbe potuto ricoprire ben altri incarichi.
La cosa che desta ancor più scalpore, poi, è rappresentata dalle specifiche degli ulteriori partecipanti al concorso, vinto – si sottolinea – da 9 laureati e 4 diplomati, tutti nati tra il 1980 e il 1996. Tra questi si segnalano, infatti, un 110 e lode in economia e gestione dei servizi turistici, un 110 in marketing, un 110 in ingegneria dei sistemi edilizi, un 108 in scienze dell’educazione ed altre ottime votazioni in diversi indirizzi accademici.
La notizia dimostra evidentemente che i giovani di oggi non sono per niente “choosy” (esigenti, difficili, schizzinosi, per farla breve: fannulloni) come anni fa l’allora Ministro Fornero ebbe a dichiarare. Anzi, si tratta di ragazzi e ragazze che hanno semplicemente necessità di lavorare, perché è il lavoro che dà la possibilità di vivere dignitosamente.
La mansione dei neo vincitori del concorso sarà, quindi, quella di spazzare le strade, occuparsi della manutenzione e contribuire all’efficienza della differenziata nella cittadina pugliese. Una missione nobile ed essenziale, non ci sono dubbi. Ma una riflessione è d’obbligo, alla lettura di questa graduatoria, e riguarda l’inferno del precariato, quello che spinge milioni di giovani, soprattutto al Sud Italia, a riporre in un cassetto non solo i sogni ma anche le solide realtà dei loro studi, della loro formazione, del loro futuro.
Laureati e diplomati che per sopravvivere sono scesi a compromessi, servendosi dei loro attestati universitari e di scuole superiori per accumulare punti e aggiudicarsi un impiego ben al di sotto della loro preparazione. Perché la possibilità di un posto a tempo pieno e indeterminato (o comunque non precario) non arriva da nessun’altra parte.