di Gianluca Spera
Ci sono due vicende, quella di Bibbiano e la prescrizione infinita di Bonafede, che delineano alla perfezione l’uso spregiudicato che si fa della giustizia a fini propagandistici.
L’affaire Bibbiano era già politicamente inconsistente prima della pronuncia della Cassazione che ha smascherato i produttori seriali di menzogne; eppure la Lega ha costruito una narrazione martellante diffamando i suoi avversari politici in maniera consapevole. Cose per cui non ci sarebbe bisogno nemmeno dei tribunali, ma solo di centri di igiene mentale.
A proposito di squilibrati, il principe resta sempre Salvini che, come con il Mes, fa finta di non saper nulla di una legge approvata dal precedente governo; una legge che non è solo un tributo al populismo giudiziario ma soprattutto all’inquisizione contemporanea molto ben declinata dai vari Travaglio, Scanzi e compagnia cantante.
Costoro non sanno che, nella maggior parte dei casi, la prescrizione matura durante la fase delle indagini, spesso protratte oltre tempi ragionevoli e appesantite dalle ulteriori formalità burocratiche (adempimenti di cancelleria, notifiche, etc.).
Inchiodare i cittadini, anche quelli innocenti (anche se per loro chi è sotto processo è automaticamente colpevole), a un processo senza una ragionevole durata significa ingabbiare le loro vite ancor prima di averli condannati (sempre che vengano condannati). Nonché utilizzare il diritto come una clava.