“E’ sapiente solo colui che sa di non sapere, non chi si illude di sapere ed ignora per questo anche la sua stessa ignoranza”. Diciamola tutta mai citazione fu più calzante per il periodo che stiamo vivendo e di cui dobbiamo assumerci pienamente tutte le responsabilità. Non sarà mai spocchia, presunzione, ammettere che gli ignoranti hanno vinto, che la Cultura non è riuscita a creare un terreno fertile per confronto e sviluppo, che non è riuscita a creare un terreno capace di accogliere i valori umani, necessari allo sviluppo della società civile.
E non fatevi imbambolare, il problema non è la povertà o la riduzione del reddito pro capite. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale eravamo poverissimi, eppure pieni di voglia di costruire, di crescere e di entrare in una scuola per superare i gap d’origine sociale. Eravamo pronti ad assorbire quanto di meglio ci fosse offerto, a lavorare duramente per consentire ai nostri figli di avere un posto migliore nel mondo. La forma, il rispetto per gli altri erano punti di riferimento imprescindibili, a cui mirare, su cui concentrare tutte le nostre attenzioni.
Le cose sono andate in un certo modo e forse ad un certo punto la classe dirigente ha ingoiato tutto il potere possibile ed ha pensato che la gestione dello stesso potesse avvenire solo alimentando le clientele e strutturando una Casa, fondata sulle raccomandazioni, per cui ha finito per costruire lentamente una frattura tale con chi aveva competenza e sapere. Ma aldilà degli errori, importanti, macroscopici, non ho mai sentito qualcuno dire che la cultura non servisse o che i meno meritevoli dovessero gestire il Paese grazie ad un imbarbarimento dei modi e dei temi. Certo il Mondo è troppo ampio per valutare quanto accade in un posto solo, ed alla luce delle piccole dinamiche di un quartiere, ma forse la più grande responsabilità è stata quella di non capire che un cambiamento di rotta fosse necessario prima del grande diluvio.
Un cambiamento che consentisse investimenti seri e che tenesse conto della reale vocazione di un Paese, che valorizzasse i giovani e le loro attitudini, che rendesse la mobilità, un valore e non una fuga. Molte sono le cose che potevano essere fatte prima che gli ignoranti, i bugiardi, i meno preparati si organizzassero con i forconi e prendessero il potere, assetati di sangue e di vendetta. Una vendetta che non meritano peraltro, perchè in quel sistema hanno nutrito le proprie pance, e le proprie tasche ed oggi magicamente si riscoprono riottosi e rivoluzionari ed avversari del ” vecchio”.
Il piccolo mondo antico non esiste più, ma nessuno ha saputo capire che era giunto il momento, impellente di creare una modernità attraverso la politica, e non attraverso le sentenze della Magistratura. Oggi siamo qui, in quello che appare sempre di più lo scenario di un film di fantascienza, preda dei nostri egoismi, del nostro livore, della nostra cattiveria più bassa, preda della nostra non conoscenza, ed abbiamo un nemico, che è colui che conosce, colui che capisce, colui che ascolta, e che con toni pacati spiega, studia e cerca risposte complesse a domande semplici, perchè semplificare tutto significa solo fare propaganda, significa solo plagiare, gestire, non costruire solide basi e solide radici per alberi dal fusto forte.
Bisogna andare contro questo modo di vivere e fare consenso, con l’unico modo che conosciamo, recuperando il contatto con la gente e spingendola a sperare che migliorandosi possa creare un futuro migliore, altrimenti saremo destinati a tempi molto più duri di questi, e le dittature nascono sempre dal condizionamento delle menti deboli, dall’esaltazione dei violenti, e dallo sfruttamento delle fragilità. ” Nulla al mondo è più pericoloso di una ignoranza sincera, ed una stupidità coscienziosa”