di Manuela Vitale
Offese gravi, insulti irripetibili, minacce di morte: le piattaforme social sembrano ormai indirizzate verso una deriva fuori controllo. Nei giorni scorsi la storia di Omar Jallow, il gambiano che venerdì scorso, nel tentativo di sfuggire alla polizia, ha causato una vera e propria rivolta dei migranti terminata con una aggressione agli agenti di polizia.
Sul web sono immediatamente comparsi messaggi che in ogni caso rasentavano la barbarie. Occorre capire come difendersi da questo fenomeno fuori controllo. Nelle ore successive al fatto di cronaca, ci siamo imbattuti in una pagina facebook che ha migliaia di contatti. I commenti che abbiamo letto ci hanno veramente sconvolto. Se tutto questo resta impunito, se i social diventano l’inferno dove tutto è consentito, prepariamoci ad anni difficili, ancora più ostici di quelli che stiamo vivendo in questo periodo.
“Non solo l’avrei ammanettato ma anche trascinato a questo bastardo”. “Polizia che non può fare nulla x questa merda che viene nel nostro paese a comandare” dice Anna commentando sotto un post di una pagina facebook. “Hanno seguito la prassi” continua Tonia sotto lo stesso post, si parla di un migrante. “E quindi dov è il problema????” scrive Francesco, riferendosi a quel migrante, ammanettato alla ruota della volante della polizia. “Ci sono andati anche troppo leggeri” rincara la dose Francesco, riferendosi ad Omar Jallow, colui che è stato ammanettato. “Fatto bene se fossi stato io lo avrei legato dietro con la bocca aperta nella marmitta e motore acceso” commenta Andrea (questo mi è piaciuto, bravo, gli rispondono) riferendosi alle vicende diffusa l’8 ottobre dal Sap del Borgo Mezzanone. “Dovevano ammanettate anche il pezzente che ha fatto la foto .. poi se fanno qualcosa a lui vuole che la leggo lo protegga parassita” scrive indignato Giacomo, riferendosi ai fatti dell’8 ottobre, quando era stata diffusa la notizia che i migranti del Borgo avevano aggredito la polizia. “A me questa gente non fa x niente pena dite quello che volete ma a me non me ne frega niente io sto dalla parte della polizia, ben fatto bravi” scrive convinta Nataly, nonostante i video usciti su facebook e il CLC (comitato lavoratore delle campagne) abbia smentito le prime dichiarazioni con prove. “Non vedo nessun problema.” Sempre il mio sostegno alle forze dell’ordine” sostiene Rossano. “Benissimo .. l’auto è anche partita o rimasta ferma? Quindi dove è lo scandalo?” scrive Pietropaolo, nonostante Omar poi si sia trovato con un braccio sanguinante a causa del trattamento della polizia. “Speriamo che sono partiti lasciandolo ammanettato alla ruota basta la pieta’ e compassione è finita” scrive Massimo, e si commenta da solo. “Lo dovevano legare dietro l’ auto e trascinarlo fino a farlo crepare sto bastardo” dice Pino, riferendosi allo sconto con le forze di polizia: era un controllo anticaporalato, per contrastare l’immigrazione clandestina. “Non solo lo avrei ammanettato sulla ruota ma avrei messo in moto la macchina e in galera c’è lo portavo così….. ciò che merita” commenta la signora Nataly di prima, chiarendo meglio i suoi pensieri.
Il post, come è stato spiegato attraverso le parole di commentatori e commentatrici, riguardava gli eventi che abbiamo descritto prima. I risultati, purtroppo, sono stato disastrosi: gli agenti si sono trovati circondati da migranti furibondi. Gli abitanti della baraccopoli di Borgo Mezzanone avevano cercato di evitare che Omar Jallow fosse arrestato dalla polizia. Vista la resistenza, gli agenti hanno ammanettato il ventiseienne alla ruota dell’auto, facendo scattare il putiferio più totale. Qui, il sindacato della polizia (Sap) aveva denunciato aggressioni e violenze ai danni dei suoi agenti. Per fortuna, la situazione si è risolta solo con delle lesioni agli agenti e il Jallow è stato arrestato senza ulteriori problemi. All’uomo verrà applicato il Decreto Salvini e Omar Jallow sarà espulso dal nostro paese.
I bruti digitali imperversano ogni giorno. Fanno quello che vogliono, dove vogliono, quando vogliono. Un altro caso dove hanno dato il peggio di sé è stato quello di Stefano Cucchi e di sua sorella Ilaria. Insulti nauseanti, minacce di morte e finanche incitamenti allo stupro. Una vergogna totale.
Pochi giorni fa, è crollato il muro di omertà davanti al caso di Stefano Cucchi. Ora, i commenti inneggiano e spingono a fare la stessa cosa con un altro uomo. Eppure, “Il razzismo spiegato a mia figlia” di Tahar Ben Jelloun è stato pubblicato solo nel 1998. È già stato dimenticato?
E anche il rispetto, valore assolutamente universale che tutti dovrebbero praticare in modo incondizionato. Purtroppo esiste ( soprattutto sul web) chi lo pretende per sé stesso senza considerare gli altri, reclamando diritti che perdono ogni aspetto di empatia o vicinanza.