I Gaia Cuatro ai Senzatempo

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di Maria Rusolo

Un evento fuori programma, ma fortemente voluto dalla Associazione Avellinese de i Senzatempo; un regalo immenso per il pubblico, un atto d’amore nei confronti della città e della musica.

I Gaia Cuatro sono l’espressione più tangibile di come i confini, ed i limiti sono imposizioni che non hanno alcuna ragione di esistere e che possono essere distrutti solo mutando il modo in cui si percepisce il mondo. Un mondo più bello e più ricco se lo si guarda attraverso la lente della cultura e della bellezza.

Gaia Cuatro è un ensemble, un gruppo, la sintesi di due culture completamente diverse, almeno in apparenza. Da una parte due straordinari jazzisti della scena giapponese, dall’altra due mostri sacri della musica argentina, da molto tempo attivi anche in Europa.

Nasce una strana combinazione tra il fuoco e la passione, il calore ed il colore intenso del sud del mondo e la eleganza, la sottile trasparenza, la raffinatezza tipica del Giappone. Tutto quello che nasce da questo strano equilibrio è incredibile, lascia chi ascolta davvero senza fiato, tutte le volte. Uno spettacolo sempre diverso, una strana e particolare alchimia, nella quale basta uno sguardo per creare immagini impalpabili, ma anche forti come uno schiaffo in pieno viso. L’eleganza della violinista Aska Kaneko si compenetra magicamente nello stile pieno di colori e sofisticato del pianista argentino Gerardo Di Giusto.

La parola che viene in mente, ed è rarissima oggi soprattutto in gruppi di questo tipo è l’equilibrio, come se ci trovassimo dinanzi ad una scultura del Canova. Ma tutto questo non sarebbe mai possibile senza la ritmica del maestro Carlos “ El Tero ” Buschini e del percussionista giapponese Yahiro Tomohiro. In un crescendo di emozioni che non possono essere contenute o definite facilmente.

Un evento davvero incredibile. Un urlo delicato contro qualsiasi limite culturale o umano. Definire i Gaia Cuatro è impossibile, sfuggono a qualsiasi etichetta, o classificazione ed è quanto di più bello possa esistere. “La loro musica non è più tango e non è più musica di sapore continentale. Diviene una ricca tavolozza timbrica di colori inusuali che si legano straordinariamente bene e che raccontano e incarnano il vero senso della contemporaneità odierna che è culturale e geografica”.

Il gruppo nasce nel 2004 ed ha ancora molto, moltissimo da raccontare. Un concerto, una esperienza che lascerà il pubblico in attesa di un nuovo brano, di nuove note; un concerto che non si vorrebbe finisse mai. Il concerto si terrà presso l’Hotel de la Ville, il 6 aprile 2019, alle ore 20.30. Sponsor della serata, come di tutta la stagione 2018/2019: Generali- Ag. Avellino Italia; Ford- Conc. BluCenter- Avellino;Stefano Rago Gioielli.

Per info e prenotazioni: info.senzatempo@libero.it

Ph Fabrizio Coperchi

Nasco in un piccolo paese della provincia di Avellino, con il sogno di girare il mondo e di fare la giornalista, sullo stile della Fallaci. Completamente immersa, sin dalla più tenera età nei libri e nella musica, ma mai musona o distante dagli altri. Sempre con una battaglia da combattere, sempre con l’insolenza nella risposta verso gli adulti o verso chi in qualche modo pensasse che le regole non potessero essere afferrate tra le dita e cambiate. Ho sempre avuto la Provincia nel cuore, ma l’ho sempre vissuta come un limite, una sorta di casa delle bambole troppo stretta, per chi non voleva conformarsi a quello che gli altri avevano già deciso io fossi o facessi. Decido di frequentare Giurisprudenza, con il sogno della Magistratura, invaghita del mito di Mani Pulite, ma la nostra terra è troppo complicata, per non imparare presto ad essere flessibile anche con i sogni e le speranze, per cui divento avvocato con una specializzazione in diritto del lavoro prima e diritto di famiglia poi, ma anomala anche nella professione e mal amalgamata alla casta degli avvocati della mia città. La politica e la cultura , i cuori pulsanti della mia esistenza, perché in un mondo che gira al contrario non posso rinunciare a dire la mia e a piantare semi di bellezza. Scrivo per diletto e per bisogno, con la speranza che prima o poi quei semi possano diventare alberi.