Che la tv ed i mezzi di informazione in generale debbano tornare a riappropriarsi della loro funzione sociale e pedagogica, persa probabilmente con l’avvento della informazione commerciale è un dato di fatto innegabile. La sostituzione del concetto di verità con quello di marketing, attraverso l’apoteosi dell’audience, rischia di far precipitare il nostro Paese in una mera espressione della colonizzazione culturale americana, che ha diffuso in Europa una mentalità calvinista, fondata sulla “sola ricerca della ricchezza, con ogni mezzo”.
È così che il “capitale culturale”, sostituito da quello “economico”, ha fatto sì che il verbo “fare” prevalesse sul verbo “pensare”, generando in quella rimanente enclave di individui senzienti il costante interrogativo circa la veridicità o meno di quanto prospettato quotidianamente dai mezzi di comunicazione di massa.
Di esempi eclatanti se ne potrebbero fare a bizzeffe, tuttavia uno su tutti suscita l’attenzione di chi scrive, e cioè mettere sullo stesso piano – se non addirittura in maggior risalto – la biasimevole scommessa concertata da Mario Balotelli con uno degli eventi sportivi più importanti dell’ultimo decennio in Italia: le Universiadi di Napoli.
Fare un paragone tra la boutade del calciatore in vacanza in penisola sorrentina, il quale ha offerto 2mila euro a un ragazzo se si fosse buttato in mare con uno scooter (cosa poi effettivamente concretizzatasi) ed il travolgente spettacolo sportivo della 30esima Summer Universiade Napoli 2019, suscita perplessità ed amarezza.
Se un evento in cui sono contemplate diciassette discipline, 8mila atleti di 170 nazioni, oltre 100 televisioni internazionali, 270 milioni di euro stanziati solo dalla Regione Campania e 70 strutture interessate ad ospitare i giochi fa meno rumore di un tuffo in mare a bordo di uno scooter, allora vuol dire solo una cosa: in fondo in fondo abbiamo perso tutti!