di Gemma Delle Cave
Un recente studio, pubblicato sulla rivista dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), ha portato alla scoperta di una nuova tecnica di estrazione dell’idrogeno utilizzato come combustibile dall’acqua di mare. Si tratta di un approccio, messo a punto dai ricercatori dell’Università di Stanford, molto meno costoso di quello abituale, che prevede l’uso di acqua distillata, dispendiosa e difficile da produrre in grandi quantità.
La parte cruciale di questa ricerca è stato il perfezionamento del processo di elettrolisi, con materiali anticorrosivi che proteggono gli elettrodi da un effetto aggressivo esercitato dal cloruro di sodio presente nelle acque marine. L’elettrolisi è quel processo che serve ad ottenere energia chimica rompendo dei legami presenti all’interno delle molecole, partendo da corrente elettrica, senza la quale il processo non potrebbe avvenire spontaneamente.
In questo caso in esame, ciò che si deve rompere sono i legami che tengono insieme la molecola d’acqua, e tornare ai due elementi originari, idrogeno (H2) ed ossigeno (O2). Cosa molto importante anche in un eventuale futuro in cui non solo si può aver bisogno di quantità elevate di idrogeno a basso costo, ma anche di ossigeno respirabile per bombole.
Il team di ricerca, guidato da Yun Kuang, nel processo di elettrolisi ha rivestito gli elettrodi con il solfuro di nichel, perfettamente in grado di allontanare il cloro dell’acqua di mare, impedendogli la corrosione, cosa che avverrebbe dopo poche ore senza l’aiuto di questa sostanza. La sopravvivenza media degli elettrodi col solfuro di nichel, invece, si aggira intorno alle 1000 ore, anche di più: un traguardo più che notevole!
Si è molto interessati all’idrogeno, perché, sebbene ci siano ancora problemi relativi al suo stoccaggio, costituisce un carrier energetico di zero impatto ambientale e totalmente rinnovabile. Infatti, non è come i combustibili fossili, che sono presenti nei giacimenti già disponibili all’uso, ma è una fonte energetica che si deve produrre da qualcos’altro, come gli stessi combustibili fossili, ma l’ideale è partire da fonti rinnovabili e poi ottenerlo tramite elettrolisi.
Il vantaggio dell’usare la seconda strada è quello di non avere alcun tipo di emissione di anidride carbonica in atmosfera. Il problema sta nel fatto che la produzione dell’idrogeno tramite combustibili fossili è più sbrigativa e meno costosa dell’elettrolisi, ed attualmente la più efficiente.
La speranza è che l’evoluzione dei processi tecnologici insieme ad un’esigenza crescente di salvaguardia del pianeta, sempre più soffocato dall’inquinamento, possano velocizzare la conversione ad un’economia green, ma prima di tutto ad un modo di pensare e di vivere diverso.