di Angela Cascella
Per applicazione del ‘Decreto Sicurezza’ del Ministro Salvini, in un Istituto Comprensivo di Torino, due ragazzi armeni sono stati trasferiti dalla propria scuola ‘Nichelino IV ‘in una scuola a Riva di Chieri. Secondo le nuove disposizioni di legge, i migranti devono essere ridistribuiti sulla base di posti resi disponibili mediante bandi prefettizi.
Ciò ha comportato per i due ragazzi – protagonisti della vicenda – un trasferimento insieme alla loro famiglia: hanno dovuto ricominciare ed affrontare nuove integrazioni, sociale e scolastica, in un nuovo contesto abitativo ed in una scuola diversa.
L’indignazione non è solo perché la scuola in questo caso è stata considerata un parcheggio, e per giunta di scarso valore, ma anche perché non si è avuta alcuna considerazione dei sentimenti, della crescita umana e dell’importante affiatamento tra coetanei. L’indignazione è anche il considerare gli alunni come dei pacchi postali da collocare in base a varie necessità. Non hanno consentito ai ragazzi di salutare i propri compagni per la necessità di non far perdere loro dei giorni di scuola (nella nuova realtà scolastica scelta per loro).
I giorni di scuola, invece, i due ragazzi li avrebbero ‘recuperati’, ovvero avrebbero tratto giovamento nel permanere ancora qualche giorno nella vecchia scuola, tra gli abbracci e gli arrivederci ad insegnanti e compagni; perché nulla è più importante, in una scuola, del vivere le emozioni ed i rapporti umani per una buona crescita personale ed uno spirito inclusivo.
Tutti a gestire le vite altrui, senza tutelare l’integrità psicologica ed umana degli altri. Il Decreto Sicurezza, oltre a garantire la sicurezza dei territori italiani, dovrebbe valutare le ricadute concrete del provvedimento in termini sociali e umanitari, soprattutto quando ad essere lese sono la serenità e l’equilibrio dei minori.