di Annamaria Barbieri, pedagogista
Mai come in questo periodo di emergenza sanitaria, il faro si dovrebbe accendere soprattutto sui diritti educativi, sociali e formativi dei bambini e di chi di loro si prende cura.
Tante parole, tanti progetti, pochi fatti. Ognuno dice la sua. Tutte voci utili e necessarie per l’analisi dei bisogni, differenti per territorio e realtà sociali, ma uguale nei diritti.
Il fanciullo ha diritto di beneficiare prima di tutto della scienza che lo riguarda, la pedagogia, che rimette al centro la persona per accompagnarla ed educarla nella ricerca e realizzazione del personale progetto di senso.
Ma è possibile rendere concreto questo progetto? Sì.
Il fanciullo ha diritto di beneficiare prima di tutto della scienza che lo riguarda, la pedagogia, che rimette al centro la persona per accompagnarla ed educarla nella ricerca e realizzazione del personale progetto di senso.
Ma è possibile rendere concreto questo progetto? Sì.
Occorre innanzitutto creare tutte quelle condizioni familiari, ambientali e territoriali che vanno in questa direzione ed iniziare ad abbattere tutti gli ostacoli che limitano il fanciullo nell’espressione di sé.
Occorre valorizzare le competenze educative dei genitori, a cui va restituito il proprio ruolo in quanto primi e veri artefici delle generazioni future.
Occorre valorizzare le competenze educative dei genitori, a cui va restituito il proprio ruolo in quanto primi e veri artefici delle generazioni future.
Occorre promuovere un’educazione della complessità, recuperando il bagaglio esperenziale della senilità. Parlare di diritti del fanciullo e dell’adolescenza non è questione riferibile solo all’infanzia, ma soprattutto all’adulto. Un adulto sempre più spesso infantilizzato, insicuro e dispensato da responsabilità educative indelegabili.
Un adulto che va supportato nelle difficoltà quotidiane, nella costruzione della relazione educativa funzionale per la crescita del bambino o dell’ adolescente, ma soprattutto un adulto che è anch’esso, a sua volta, bisognoso di riscoprirsi come fonte di inestimabile ricchezza.
Maria Montessori diceva che un bambino cresciuto con amore e valorizzato in tutte le sue potenzialità sarà sempre un bene unico e prezioso per l’umanità. A distanza di un secolo circa la sostanza non cambia, ma la forma sì. Le variabili e le dinamiche sociali sono diventate nel tempo più articolate e complesse, ma con il supporto degli esperti dell’educazione, educatori sociopedagogici e pedagogisti, è possibile accendere il faro della speranza.