Sabato scorso la portavoce casoriana del Movimento Cinquestelle, Elena Vignati, ha pubblicato su Facebook un elenco di contributi che “Casoria Ambiente” (società in-house del Comune di Casoria) avrebbe distribuito a privati, associazioni e giornali; notizia subito ripresa dalla testata on-line il “Giornale di Casoria”.
Questa “non-notizia”, innanzitutto, non è frutto di alcuna “alchimia politica”, ma di un normale accesso agli atti alla portata di qualsiasi cittadino. Ed è presentata in modo tendenzioso e mistificatorio, come nello stile dei Cinquestelle. I presunti “contributi” alla nostra testata, infatti, altro non erano che dei regolari contratti (come quelli stipulati con “Casoria Due” di Nando Troise) per la vendita di spazi pubblicitari e comunicazioni istituzionali. Ed è inutile aggiungere che il costo di tali contratti era inferiore del 50%, rispetto a quelli di uno spazio pubblicitario non-istituzionale.
Se la portavoce dei Cinquestelle Elena Vignati magari non conosce la differenza tra un “contributo” ed uno spazio pubblicitario regolarmente acquistato, il “Giornale di Casoria” la conosce invece bene, e riprendendo la notizia ha scritto dunque il falso sapendo di farlo; salvo poi rettificare, come negli ultimi tempi gli è capitato spesso di fare, con il Comandante della P.M. Bellobuono, per aver pubblicato una notizia-bufala sulle multe.
Degli specialisti della rettifica, insomma, costretti anche a RETTIFICARE la notizia che ci riguardava, aggiungendo un’altra penosa figura al loro carniere. Forse, allora, non è il giornale della verità, che dice di essere, ma quello della cattiveria e del discredito. E magari se mettessero uno voi lettori in prima pagina, diffamandovi, capireste meglio il senso di questo sfogo.
In un delirante post sui social, il “Giornale di Casoria” dichiara di non temere “niente e nessuno”. Ma allora mi chiedo: se dicono essere stati insultati, minacciati con metodi mafiosi e fascisti, perché hanno RETTIFICATO la falsità pubblicata, e non sono andati invece a denunciare l’accaduto?
Il suo editore ha dichiarato di non aver mai venduto spazi pubblicitari a soggetti istituzionali; e che quando ha fatto comunicazione istituzionale, lo ha fatto in modo gratuito. Ci viene da pensare, allora, che forse l’editore in questione non pagasse le diverse tipografie presso le quali stampava il suo giornale. Non può essere altrimenti.
Ma veniamo ad altro: i rappresentanti dei Cinquestelle, a livello nazionale e anche locale, sono spesso e volentieri culturalmente non all’altezza della complessità del proprio compito. Ovviamente non è una prerogativa ed un’esclusiva del Movimento. Ma il legame che i rappresentanti dei Cinquestelle hanno con le bufale online ha una “struttura” ancor più solida, di cui spesso perdiamo il senso. Le bugie, la ricerca a tutti i costi della notizia sensazionale, l’insana passione per la dietrologia, la repulsione verso qualsiasi ragionevole rettifica, sono alla base dello stupido integralismo di Grillo & Company. I militanti Grillini sparano spesso bugie e stupidaggini in rete molto più dei loro colleghi, un po’ per le modalità con le quali vengono selezionati, un po’ perché questa comunicazione alla carlona fa parte del DNA del Movimento e del suo fondatore.
La Vignati è rimasta vittima del suo ego smisurato, dei cattivi consigli di qualcuno che è stato trombato millemila volte e adesso vorrebbe rifarsi una verginità sposando le cause dei Cinquestelle. Chi vuole gettare fango sulle persone è, tendenzialmente ed empiricamente , più abituato al male, al complotto, all’inciucio fine a sé stesso. Insomma, speravamo che nella nostra città potesse alzarsi il livello, ma l’idea che qualche nuovo soggetto potesse essere meno peggio di Cetto Laqualunque si è rivelata vana.
La Vignati farebbe bene a migliorare la sua azione politica, che fino a questo momento è stata veramente deludente. Un risultato elettorale senza nessuna lode. A Casoria i Cinquestelle hanno messo insieme il 10% dei voti, in una città molto sensibile al cosiddetto “voto di protesta”, che conta tanti residenti “napoletani” non raggiungibili dai galoppini delle clientele locali. Aggiungi la novità, l’effetto positivo che doveva scaturire dal candidato donna, e chi ne capisce di politica non può non rilevare il modesto risultato.
La stessa Vignati si è dedicata con pervicace ostinazione a distribuire purghe ai dissidenti. Una cosa è infatti dissentire, ovvero “non sentire allo stesso modo”, un’altra è fare i servi sciocchi. L’elenco di persone “purgate” dalla Vignati è interminabile. Professionisti, semplici attivisti, persone comuni, gente che è impegnata nel sociale; tutti sacrificati a “colpi di post” sulla sua bacheca, o ricorrendo a Napoli al “potentino” di turno, pronto a fare giustizia sommaria tra i dissidenti del pensiero unico. L’orticello doveva essere solo suo.
Forse la Portavoce crede che la politica dell’opposizione sia fare richiesta di accesso agli atti: ma per questo non era necessario farsi eleggere, spaccando il Movimento con guerre contro gli ex-amici del Movimento. Le ricordiamo, sommessamente, che il suo ruolo prevede anche altro. In aula, durante la seduta del bilancio, momento fondamentale nella vita politica ed economica di un’amministrazione e della sua opposizione, si è limitata a leggere il comunicato che le avevano preparato a Napoli.
Questa azione politica scadente, che nulla ha che vedere con chi ha aspirazioni di guidare una città come Casoria, sfocia in un’ altra cocente delusione: l’adunata “oceanica” di sabato a Piazza San Paolo. Un parlamentare, un consigliere regionale e diversi consiglieri comunali per mettere insieme una ventina di persone. Chi conosce la piazza, sa bene che ci stazionano tutte le sere una decina di pensionati (che facevano parte del pubblico), qualcuno che faceva la spesa e i tre-quattro attivisti del Movimento. In totale, la Vignati avrà portato in piazza cinque-sei persone. Un po’ pochino per chi aspira.
Ma anche chi aspira da una vita, almeno a diventare consigliere comunale, non se la passa bene. Stiamo parlando dell’editore di cui sopra. Candidato anche nelle elezioni del consiglio della bocciofila degli anziani alla stazione in Piazza Dante, non è riuscito mai a farsi eleggere. Non solo: nella ultima competizione elettorale presenta addirittura una sua lista. Il programma e l’attività della stessa sono le fotografie ai marciapiedi. Nel mentre continua a farsi chiamare dottore, millantando un titolo che non ha. Mette alla porta il validissimo Vincenzo Russo, avvocato casoriano e direttore responsabile (lui sì responsabile) del giornale. Lo stesso Russo durante la sua conduzione decuplica le visite del giornale, togliendolo dall’oblio al quale è relegato, allestisce una redazione grintosa e capace, ma non è un servo sciocco e alla vigilia delle elezioni viene sostituito per non voler dar spazio alle mire elettorali del suo editore.
Mire elettorali? Insomma, la lista parte, grande sforzo di mezzi, uomini e risorse e alla fine colleziona un pietoso ULTIMO posto raccogliendo meno di mille voti. Nulla da dire: è molto seguito in città. Magari non dagli elettori, ma da qualcun altro…
Dopo questo sforzo che avrà fatto il grande editore?