IL GRANDE BLUFF DELLA COPPIA DI ILLUSIONISTI

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I risultati, almeno quelli, non mentono mai. Sono dati incontrovertibili di fronte ai quali dovrebbero perdere progressivamente valore la furbesca elasticità delle opinioni e l’infessibile rigidità dei dogmi. Invece no. Quest’anno si assiste a un inedito teatro dell’assurdo nel quale sembra che tutto vada bene pure se, da due mesi a questa parte, il Napoli, inspiegabilmente, ha abbandonato, nel momento decisivo, il campionato.

Nell’istante in cui ha fiutato la possibilità di acciuffare il secondo posto, – più per demeriti altrui che per meriti propri – la squadra di Benitez si è incredibilmente afflosciata, accartocciata sui propri limiti e sulle proprie ansie da prestazione. Da Palermo fino a sabato scorso, con la sola eccezione del successo casalingo sul non irresistibile Sassuolo, si è assistito a una caterva di orrori inaccettabili, a un spreco onanistico di punti e a un inesorabile arretramento in classifica. Al netto dell’indolenza di alcuni giocatori, dell’inadeguatezza di altri e dei casi clinici conclamati, meritevoli dell’attenzione del Dottor Freud, il vero responsabile di questa disfatta è il tecnico che, necessariamente, deve dividersi le colpe con l’insolitamente silenzioso De Laurentiis.

Benitez ha accettato il non-mercato estivo, ha avallato implicitamente le scelte societarie, è ancora fermo alla notte del San Mamés, non si è più ripreso dalla disfatta del preliminare. E ora, quando i nodi stanno arrivando impietosamente al pettine, ha smarrito bussola e direzione. Si è capito chiaramente che non è il solo a preferire le coppe. Però, puntare tutte le fiches sull’Europa League è una scelta azzardatissima. Pensare che la coppa Italia possa rappresentare il salvagente della stagione è una pia illusione. Il Presidente, dal canto suo, ha dilapidato un capitale tecnico: se in panchina scegli Rafa, che è un manager prima ancora che un allenatore, e non gli dai budget e pieni poteri sul mercato, ti condanni da solo a una stagione di disastri e stridenti contraddizioni.

Per De Laurentis, d’altronde, contano solo la qualificazione Champions, gli introiti e gli incassi che ne derivano. Il resto non è neppure noia, proprio non gli interessa minimamente (ricordate: parlare di scudetto è provinciale). Da pragmatico qual è, bada al sodo. Senza Champions, si ridimensiona tutto. Senza Champions non si investe. Senza Champions si cedono i (pochi) pezzi pregiati e, forse, si ricompra spendendo la metà, o un terzo, degli incassi.

Ecco perché l’Europa League è la strettissima cruna dell’ago attraverso la quale passa la salvezza della strana coppia di illusionisti e il futuro radioso del Napoli. E’ l’unico trofeo che potrà in parte cancellare il bluff estivo (difficile realizzare gli effetti speciali con D.Lopez, De Guzman, Britos, etc.) e consentire di ricostruire una squadra a pezzi. La coppa Italia, ora come ora, è un semplice dettaglio. Serve a non demoralizzare ulteriormente la truppa e a dare forza e fiato alle deboli tesi degli ottimisti a oltranza ormai a corto di argomenti e appigli.

Quest’anno si è sentito di tutto: pure che chi critica porta male. La superstizione è proprio l’ultimo stadio della discussione, la degenerazione del ragionamento, la logica che sventola bandiera bianca. Eppure la critica, illuministicamente intesa, è arricchimento, aggiunge e non toglie, è lo strumento indispensabile per decifrare tra le pieghe dei fatti e dei misfatti. “Sapere aude”. A differenza dell’integralismo ideologico che desertifica il dibattito e ottunde le menti. Anche perché, alla resa dei conti, se il Re Rafa non conquista il piazzamento Champions e resta inevitabilmente nudo, esposto al pubblico ludibrio nel ruolo di capro espiatorio che qualcuno gli ha già riservato, non basterà la ridondanza delle parole e l’evanescenza dei concetti a coprire, come una minuscola e insignificante foglia di fico, una serie di gigantesche magagne.

Gianluca Spera, classe 1978. Di professione avvocato da cui trae infinita ispirazione. Scrittore per vocazione e istinto di conservazione. I suoi racconti “Nella tana del topo” e “L’ultima notte dell’anno” sono stati premiati nell’ambito del concorso “Arianna Ziccardi”. Il racconto “Nel ventre del potere” è stato pubblicato all’interno dell’antologia noir “Rosso perfetto-nero perfetto” (edita da Ippiter Edizioni). Autore del romanzo "Delitto di una notte di mezza estate" (Ad est dell'equatore)" Napoletano per affinità, elezione e adozione. Crede che le parole siano l’ultimo baluardo a difesa della libertà e dei diritti. «L'italiano non è l'italiano: è il ragionare», insegnava Sciascia. E’ giunta l’ora di recuperare linguaggio e ingegno. Prima di cadere nel fondo del pozzo dove non c’è più la verità ma solo la definitiva sottomissione alla tirannia della frivolezza.