di Danilo Cappella
Trentamila, questa la proiezione del numero di tifosi presenti al San Paolo stasera.
Eppure la partita è di quelle importanti, la più importante della stagione finora, senza se e senza ma.
Arriva portandosi dietro le scorie del match con la Juventus, ma può aprire grandi scenari.
Eppure, il pubblico non sarà quello delle grandi occasioni.
Nessuna corsa al biglietto, solo un leggero riavvicinamento dopo mesi da record negativo di
presenze.
Com’è possibile tutto questo?
Quand’è che la gente si è disamorata?
E non si tirino in ballo le motivazioni che fino ad un paio di settimane campeggiavano in ogni dove
tra i tifosi del Napoli.
Lo stadio fatiscente.
Il caro biglietti.
La pochezza e la prevedibilità del campionato.
Domenica scorsa il San Paolo era pieno in ogni ordine di posto, eppure era sempre fatiscente, il
biglietto di curva costava 40 euro, e il campionato era solo da mettere in archivio, cosa avvenuta,
manco a farlo apposta, proprio davanti agli occhi dei presenti.
Invece stasera, in una partita che vale una stagione intera, molta gente rimarrà a casa.
Il palato fine dopo anni di buio.
Perché ormai anche lo stadio, a parte i soliti noti, è specchio della società, è solo apparenza.
Gente che viene solo per il gusto di mostrarlo agli altri, che passa la serata a condividere la propria
presenza sui social network, perché il Napoli tira, eccome se tira.
E tu, che lì sopra ci sei da sempre, senza possibilità di sbagliarsi, tu che hai fatto di quel sediolino
casa tua almeno un giorno a settimana, ti ritrovi circondato dai telefonini di chi la partita preferisce
guardarla, anziché viverla, e stai lì, a cantare a squarciagola con le persone di sempre, con quelli
additati come il male del Napoli e della società, con quelli che urlano, che sono irrispettosi e che
pretendono diritti come se lo stadio fosse loro.
Certo che sì, ragazzi.
Si chiamano consuetudini.
Se dovessimo passare il turno, un sorteggio malevolo contro una squadra di cartello, riempirebbe di
nuovo le gradinate di persone, ma non di cuori.
E sì, allora mi sentirei io per primo in diritto di reclamare il mio sediolino, che è casa mia sempre,
con la pioggia, il vento, la neve, in coppa Italia come in Champions, a più uno sulla Juve o a meno
venticinque, quello è il mio posto.
E l’unica cosa che dovreste portare con voi al San Paolo non è il telefonino per far vedere al mondo
che siete lì, ma il rispetto per chi ogni domenica è lì a sostenere.
Ricordatevelo, mentre sarete sui vostri divani stasera, ricordatevelo quando verrete al San Paolo di
nuovo, di chi ogni volta sta lì a cantare, a tifare anche per chi non c’è.
Si critica tanto il calcio moderno, le pay-tv, i soldi che hanno rovinato il pallone, eppure la vostra
soluzione è quella di guardare il calcio attraverso uno schermo, di qualunque tipo e dimensione,
piuttosto che essere parte integrante dello spettacolo.