di Maria Rusolo
“Il modo migliore per predire il futuro è crearlo.”
L’ultimo pezzo dell’anno, l’ultimo pezzo di questo complesso e difficile 2021, che ci ha condotti nel buio della incertezza e della solitudine, nella privazione del contatto umano e sociale, e nella assenza degli abbracci e dei baci al sorgere del sole. Sarà mai più il mondo come prima? Sarà possibile recuperare la fiducia nell’altro, che egoisticamente ha mostrato di non avere minimamente in considerazione il bene collettivo?
Saprà l’essere umano comprendere ed approfondire se stesso, curandosi più della propria anima che delle apparenze? Sono domande che mi pongo ed a cui non so o forse non voglio dare una risposta. Da qualche parte, una volta ho letto, che possiamo decidere cosa essere, ogni mattina quando ci alziamo dal letto, e che agire non conformandoci al contesto generale è già in fondo un atto rivoluzionario. Già gli atti rivoluzionari, quelli che lasciano il segno e determinano il passaggio delle epoche, ma che rischiano di diventare ormai una eccezione e non più la regola.
Questo pesantissimo 2021 che avrebbe dovuto rappresentare una spinta verso il cambiamento, verso la possibilità di comprendere a quante cose non avessimo prestato attenzione in questi anni, si è dimostrato forse anche peggiore di quello precedente. Altro che balconi pieni di colori e di gioia, altro che voglia di ristrutturare una sanità ed una scuola che non sono più luoghi dove il calore umano, debba essere la regola. Come formiche impazzite intorno ad una zolletta di zucchero, ci siamo riversati nelle strade, cancellando come sempre tutto quello che non ci piaceva, ci siamo girati dall’altra parte, come se le persone morte o ricoverate per mesi in ospedale, fossero nulla, come se fossero solo dati da snocciolare nel corso di una conferenza stampa o dalla prima pagina di un giornale.
Vorrei mi fosse data la possibilità di vedere aldilà della incertezza della nebbia per comprendere e condividere con voi quello che ci aspetta nel futuro, ma soprattutto vorrei guardare al cammino che abbiamo dinanzi con lo spirito giusto e l’assenza di queste lenti opache che mi rendono tremolante quello che scorgo all’orizzonte. Il futuro lo scrivi nel presente, attraverso una elaborazione onesta ed umana di ciò che hai intorno, attraverso la piena coscienza di quali limiti siano superabili e quali no, e soprattutto attraverso la possibilità di lavorare sugli errori. Per farlo, però devi avere la capacità di comprendere che nessuno nasce ” finito” e che l’essere umano, deve sapere riconoscere se stesso, e negli altri la propria miope visione. Siamo ciechi, che hanno reso possibile vivere senza il senso dell’orientamento, vaghiamo pensando che il nostro ego sia la bussola che orienta le nostre e le altrui azioni.
Non riconosciamo il dolore, anzi al cospetto dello stesso ci scansiamo, non abbiamo lavorato per sviluppare l’empatia, protetti dalla tranquillità delle nostre esistenze. I profughi, i poveri, i fragili sono l’occasione per un pianto ” estetico” più che etico. Strombazziamo la nostra volontà di cambiare quello che non ci piace nella comodità delle nostre vite, ma ci disturba il pianto del vecchio solo ed ammalato che ci vive accanto. Abbiamo abbandonato la cultura della bellezza interiore, in nome di un barocco uso della apparenza, ed abbiamo soppiantato l’essere con l’avere, perché questo ultimo ci consentiva il riconoscimento sociale, ci proiettava verso la possibilità di suscitare l’invidia del compagno di banco.
Negli anni mi sono confrontata con la follia, con la povertà spirituale, con la violenza, con l’apatia, e nel cercare una risposta mi sono chiesta se non fosse utile, per ogni essere umano un percorso da volontario in strutture a contatto diretto con la malattia del corpo e della mente, con chi avesse commesso errori nella vita, con chi fosse ad un passo dal passare aldilà del bene e del male, dove il giudizio non conta più nulla, un sorta di tempo trascorso guardandosi allo specchio senza poter distogliere lo sguardo, una fase di ” educazione sentimentale” necessaria per imparare a stare al mondo. Quando si arriva alla fine del giorno, si può attraversare la notte, anche senza paura. Auguro a noi tutti di riuscire ad aprirci al nuovo anno con meno timori, ma con maggiori consapevolezze, perché è solo nelle nostre mani il sole dell’avvenire. Che sia questo 2022 come acqua limpida pronta a dissetare il cuore e la mente, Buon Anno a tutti!
“Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?”