Funziona così: prima si nega la realtà ricorrendo anche a fantasmagoriche iperboli o accattivanti metafore, poi si lascia sedimentare nelle menti e nei cuori quel mondo virtuale e, infine, si ottiene un vantaggio da quella stessa realtà che viene creata artificialmente. Lo scopo è eludere la riflessione, non disturbare il manovratore, propagandare illusioni a buon mercato (salvo poi anestetizzare le inevitabili delusioni individuando il capro espiatorio di turno). Far credere che le cose vadano per il verso giusto quando, invece, stanno precipitando. Ortodossia si chiama. Guai a discostarsene, guai a far sfoggio di eterodossia che, poi, è, in parole povere, libertà di pensiero, autonomia di penna e di coscienza, ostinata ricerca della verità.
Mai ci saremmo aspettati che vittima di una situazione orwelliana fosse lo scrittore Maurizio de Giovanni. Ormai la vicenda è di dominio pubblico. È stato lo stesso autore partenopeo a informarci attraverso la sua pagina facebook: “Una delle peggiori atrocità della comunicazione è la censura..”. Un suo pezzo (pubblicato proprio su “Il Domenicale News”), fortemente critico con la gestione dell’attuale dirigenza del Calcio Napoli, non aveva trovato la sua naturale collocazione sulle pagine de “Il Mattino”. Ora sappiamo perché. Boris Sollazzo su “ExtraNapoli”, ha già illustrato magistralmente la situazione. Mariateresa Belardo, da par suo, ha sfoderato la potente arma dell’ironia per evidenziare il paradosso che diventa farsa, l’allergia alle critiche che caratterizza negativamente questa fase della società azzurra, l’avvelenamento dei pozzi di cui già s’era scritto in precedenza. Che, poi, coincidenza delle coincidenze, il pezzo della discordia (“L’ultima mortificazione”) parlava proprio dell’anno 1984, di Maradona, di una busta vuota, di passione tradita. È stato talmente evocativo da risvegliare istinti orwelliani evidentemente mai sopiti.