Il processo del Palalido di Milano a De Gregori

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di Gemma Delle Cave

Era il 1976, la fase finale della contestazione studentesca e della lotta per una società diversa e migliore, gli anni in cui gli ideali erano forti, ma altrettanto forti erano le derive incontrollate di chi era troppo o troppo poco coinvolto da quella spinta rivoluzionaria che ormai stava per spegnersi.

Il fermento politico, se da un lato spingeva le masse ad assumere una coscienza più critica e consapevole delle dinamiche sociali che muovevano le esistenze della popolazione italiana, dall’altro creava delle forzature spesso inutilmente ridondanti e per nulla consistenti, come la contestazione feroce della figura del cantautore, inteso come colui che vende la propria musica.

L’apice si verificò al concerto del Palalido di Milano, tenuto da Francesco De Gregori, che nello stanno anno aveva pubblicato l’album Buffalo Bill. La serata fu sold out e non riuscirono ad entrare tutti, tanto che numerosi furono coloro che forzarono l’ingresso pretendendo di non pagare il biglietto e numerose furono le contestazioni, soprattutto da parte di esponenti di gruppi extraparlamentari della lotta autonoma, che insistettero a disturbare l’esecuzione di tutta la band, che in molti frangenti fu costretta ad interrompere il concerto.

Alla fine, De Gregori tentò di rifugiarsi nel camerino, ma fu raggiunto da un gruppo di contestatori che lo costrinsero a salire nuovamente sul palco e a rispondere alle accuse più disparate e infondate, basate sul fatto che, come tutti i cantautori impegnati del periodo, avesse fatto la scelta facile di cantare e non partecipare direttamente alla lotta.

In quegli anni, fu contestato anche Fabrizio De André per aver organizzato un live a “La Bussola”, considerata come uno dei simboli dei locali per bene della Liguria e anche Guccini fu ferocemente contestato, pure da parte della critica musicale, con l’accusa di interessarsi molto più al denaro che alla bontà della propria musica, dal cui episodio nacque la canzone “L’avvelenata”, pubblicata proprio nel 1976.

Forse, parafrasando il primo verso di questo brano del “Maestrone” di Pavana, “se avessero previsto tutto questo”, forse in quegli anni non avrebbero suonato delle personalità così importanti per la musica e la cultura italiana, ma fortunatamente, dato che a canzoni non si fanno rivoluzioni, ma si può fare poesia, oggi abbiamo la possibilità di ascoltare i loro brani senza farci troppi problemi

Adora l’arte e i viaggi, cui si dedica appena ho del tempo libero. Parla due lingue, inglese e francese, e sta imparando la terza. Leggere è il suo pane quotidiano: ha una piccola libreria piena di grandi classici, una continua fonte di ispirazione per lei. Dipingere è la sua passione da sempre, tanto che si può dire sia nata con matite e pennelli in mano e non avrebbe mai immaginato che, a breve, sarebbe diventata un ingegnere chimico…