Venticinque anni fa, il 9 novembre 1989, cadeva il muro che divideva in due la città di Berlino ; stasera i tedeschi festeggeranno questa data fondamentale alla porta di Brandeburgo, il grande direttore d’orchestra Barhenboim eseguirà l’Inno della gioia di Beethoven, una musica che ha il potere di rendere ciascun momento della vita più denso di significato.
Mi sembra ancora tanto vicina l’emozione che mi trasmettevano le immagini dei giovani che abbattevano il muro con ogni mezzo a disposizione, il violoncellista Rostropovic che improvvisava un concerto davanti ai resti , un requiem per la fine del comunismo e della Guerra fredda.
Da quel giorno, per gli abitanti di Berlino, ma anche per la Germania stessa, le cose sono molto cambiate: la cortina di ferro, triste metafora di una divisione politica che voleva il mondo diviso in blocchi contrapposti, cadeva sotto i colpi della “ glasnost” (trasparenza) promossa a Mosca da Gorbaciov, dalla posizione fortemente anticomunista di papa Giovanni Paolo II, dalla voglia di libertà dei paesi satelliti del Patto di Varsavia.
A questi eventi si aggiunse, già da prima , il discorso memorabile di Kennedy del 1963 a Berlino Ovest, quando dichiarò davanti al mondo “ Ich bin ein Berliner” io sono un berlinese, in cui implicitamente denunciava la divisione della città, pure a suo tempo voluta dagli stessi USA, dal presidente del tempo Roosevelt, che nella conferenza di Yalta, di comune accordo con Stalin e Churchill, puniva la Germania, rea di aver causato, con la follia hitleriana, la seconda guerra mondiale.
I due lati del muro, perché un muro ha sempre due lati, rappresentavano due visioni del mondo; il lato del muro che prevaleva suggeriva un modello liberale occidentale, in grado di promuovere un processo di riforme per una convivenza ed uno sviluppo equilibrato. Allora c’era molta speranza…
Storicamente un contributo notevole fu dato dall ‘idea vincente di Willy Brandt di rendere più democratica la società tedesca, intessendo un dialogo tra le due Germanie; senza quella politica di “distensione” non si sarebbe mai arrivati alla caduta del muro di Berlino. Si racconta che la sera del 9 novembre un certo signor Kreutz, portavoce politico del governo, in una conferenza stampa comunicò che i permessi per passare dall’altra parte sarebbero stati concessi senza indugio. Molti presenti chiesero, increduli, :” Quando?”. Lui rispose, molto timidamente, : “ Da ora”. La risposta fece sobbalzare ed impazzire di felicità i tedeschi orientali. Alle 21 gruppi di giovani, sempre irresistibilmente e generosamente loro, si presentarono davanti al muro, sulla Postdamer Platz. L’esercito non reagì. La notizia di quei ragazzi coraggiosi davanti al muro della vergogna passò velocemente in televisione, Berlino est si illuminò, la folla uscì dalle case , in strada si respirava un inebriante profumo di libertà…