di Rosario Pesce
L’Ucraina costituisce il punto di non ritorno per l’Europa ed il mondo occidentale nel contesto internazionale odierno.
Nel corso dell’ultima settimana, la guerra fra Russi ed Ucraini ha subito un’accelerazione notevole, che non può non preoccuparci.
I Russi non hanno conseguito ciò che credevano di poter acquisire nel giro di pochissimi giorni: l’Ucraina sta resistendo in modo eroico e l’Europa non può, certamente, voltare lo sguardo altrove, perché nelle terre orientali si sta giocando una partita che, ineluttabilmente, riguarderà – a breve – tutti noi.
Il numero di profughi diventerà sempre più alto e queste povere persone avranno necessità di aiuti concreti e di ospitalità; se il 10% degli Ucraini dovesse decidere di scappare dalle bombe, l’Europa dovrà ospitare tre milioni di individui nell’arco di pochissime settimane: un fenomeno migratorio gigantesco, peraltro in grado di attivarsi in un tempo brevissimo, molto più ampio e complesso da gestire di quello che si è attivato dai Paesi del Nord-Africa dopo il 2010.
Ed, ancora, cosa sarebbe della nostra storia e dell’autorevolezza europea se Putin dovesse conquistare Kiev, con la forza del suo esercito e, contestualmente, ordinando l’omicidio del Presidente ucraino?
È chiaro che la pace deve essere l’obiettivo immediato, ma è altrettanto evidente che al tavolo dei negoziati non possono sedersi solo Russi ed Ucraini: è arrivato il momento che quel tavolo della pace si allarghi all’Europa, che deve continuare a colpire gli interessi economici degli autocrati russi, ma deve anche minacciare – almeno come deterrente – un intervento militare diretto sul teatro di guerra.
Solo così, i Russi potranno intuire di essersi messi in un vicolo cieco ed, allora, Putin potrebbe essere vittima a sua volta di un colpo di Stato, ordito da chi non ha interesse a continuare una guerra priva di senso e, potenzialmente, molto pericolosa per tutti gli attori.
È arrivato, dunque, il momento di porre fine ad un atteggiamento attendista, che non ha prodotto risultati apprezzabili.
D’altronde, l’arbitro internazionale, fino a qualche anno fa, erano gli Stati Uniti d’America: con il nuovo corso di Biden, gli Usa si sono ritirati da diverse aree belliche, per cui è ineluttabile che, con i mezzi della finanza e con quelli della guerra nelle forme e nei modi possibili, devono essere gli Europei a porre fine alle folli ambizioni del dittatore russo.
Certo è che, dopo gli eventi di questi ultimi giorni, il mondo è molto diverso da prima e, se non vogliamo che sia ben peggiore, chi può deve agire prima che sia troppo tardi per gli Ucraini e per gli Europei stessi.