di Maria Grazia Zagaria
Montesquieu afferma che “ il potere corrompe, il potere assoluto corrompe assolutamente”.
La sostanziale soppressione, in un colpo, della divisione dei poteri, della scelta popolare dei rappresentanti e della possibilità effettiva di un’opposizione, rappresenta l’essenza al ritorno ad uno Stato autocratico, in quanto la soppressione dei pilastri fondamentali del costituzionalismo, trasforma una Costituzione di norme garantiste della democrazia e della sovranità popolare, in un arbitrio di potere.
La divisione dei poteri dello Stato, fino ad ieri era un principio cardine ed indiscutibile, indispensabile per la democrazia.
Combinando l’Italicum con l’abolizione dei suddetti tre elementi cardini, si arriva alla rottamazione dello Stato costituzionale.
Non essendo più il Senato elettivo, si vanifica il pilastro dello Stato moderno, che risiede nella rappresentanza del popolo, così facendo, i 2/3 dei membri della Camera sono decisi dai segretari dei partiti mediante liste bloccate ed 1/3 viene in parte determinato dal caso.
In un sistema del genere, il Parlamento sarebbe controllato dal premier!
Questa riforma, in realtà riguarda il modo di inquadrare e gestire il popolo.
Ma,qual è la “cosa grossa” che si nasconde dietro tutto quanto?
In realtà, ci troveremo ad essere governati da due Camere, di cui una molto meno rappresentativa (essendo eletta col sistema Italicum), ma con enormi poteri a livello di raccordo con l’UE, formazione ed attuazione degli atti normativi e politici comunitari.
E’ chiarissimo che se prevarrà il “SI”, uscire dall’Euro e dall’Unione Europea, sarà complicatissimo, perché si dovrà andare contro la Costituzione che introduce il concetto di “raccordo” con le istituzioni europee.
“La Repubblica italiana ridotta a “colonia dell’impero UE!”
Se questa è semplificazione, allora è fatta allo stile “Trattato di Lisbona” che a detto del suo stesso maggiore artefice, fu scritto in modo illeggibile affinchè nessuno potesse capirlo, così con l’art.70 Cost. con rimandi ad altri articoli e commi!
Facendo in tal modo, il Senato non potrà più votare la fiducia sulle leggi ordinarie votate dalla Camera dei Deputati, venendo meno lo strumento di controllo ed equilibrio tra le attività delle due Camere.
E’ per evitare che accadessero cose del genere, che i nostri padri costituzionalisti(che avevano lo sguardo lungo), vollero fortemente, una legge fondamentale, lunga, frutto di un compromesso, deliberata dal basso, scritta e rigida.
Queste caratteristiche, per garantire in modo assoluto, la democrazia, la sovranità popolare e la certezza della legge.
Sopra ogni cosa, fu voluta la rigidità della Costituzione Italiana, infatti, le norme costituzionali non possono essere cambiate da leggi ordinarie (art. 138 Cost.) . I cambiamenti da apportare al testo costituzionale devono essere frutto di un accordo che coinvolga tutte le forze politiche, non un’imposizione della volontà della maggioranza.
Il 4 dicembre 2016 è stato indetto il Referendum popolare per la riforma costituzionale nella parte che riguarda il bicameralismo perfetto, con la Camera che diventa l’unica ala del Parlamento a poter dare o togliere la fiducia al Governo ed a poter legiferare(eccetto pochi casi). Inoltre, verrà ridefinita la competenza tra Stato e Regioni; verranno introdotti nuovi procedimenti legislativi ed i decreti legge subiranno delle limitazioni.
Ci saranno novità anche per l’elezione dei giudici della Consulta e del Presidente della Repubblica, per ultimo, ma non ultima è la modifica della partecipazione diretta dei cittadini alla democrazia, che prevede un quorum più basso per i referendum che raccolgono almeno 800.000 firme, triplicate le firme necessarie per la presentazione di una legge di iniziativa popolare(da 50.000 a 150.000).
La cosa più eclatante è che, qualora fosse approvata la riforma costituzionale, verrebbero aboliti il Cnel e le Province, già in parte svuotate dalle loro funzioni, abolendo totalmente il decentramento alle regioni previsto dalla Coartituzione (art.117 Cost.).
Il popolo italiano ogni giorno è bombardato da una miriade di motivazioni per cui votare “SI”, a queste si contrappongono le ragioni del “NO” che evidenziando un grave rischio di autarchia.
In effetti, non è vero che viene superato il bicameralismo in quanto le due Camere continueranno ad esistere innescando una situazione conflittuale; il procedimento legislativo, più che semplificarsi, si complicherà con l’introduzione di nuove varianti. E’ pur vero che ci saranno risparmi, ma avranno una bassa incidenza sul costo globale della politica, avendo un gran numero di deputati, che è molto più dispendioso di quello dei senatori; per quanto è inerente la partecipazione diretta dei cittadini, è da ribadire che essa non viene affatto ampliata, ma ridotta in quanto per i referendum abrogativi basteranno 800.000 firme, mentre viene triplicato il numero di firme per i disegni di legge.
Questa riforma non garantisce la sovranità popolare, né l’equilibrio tra i poteri costituzionali, in quanto va in contrasto con una legge elettorale che prevede il premio di maggioranza esasperando ulteriormente la mancanza di garanzia dei poteri anche alle minoranze.
Si può tranquillamente dire che questa è una riforma né innovativa, né chiara, né tantomeno legittima, in quanto favorisce chiaramente il potere centrale.
Essa è dichiaratamente illegittima perché frutto di un Parlamento eletto con una legge elettorale illegittima (Porcellum) dichiarata incostituzionale!