di Carlo Pontorieri
Fratelli d’Italia alle passate elezioni era al 4%, oggi è il primo partito: che cosa è successo?
Di tutto, di più.
La Meloni è abile e fredda, ha sfruttato tutte le occasioni che le ha concesso la storia per mettersi in evidenza e marcare una presenza e una differenza.
LA PANDEMIA. Meloni è stata l’unico leader nazionale a negare prima l’esistenza del virus, a battersi poi contro distanziamento, confinamento, e mascherine, alla fine ha cincischiato pure sul vaccino. Salvini la seguiva a ruota, ma era lei che dettava la linea, sulla traccia delle analoghe posizioni di Trump, Johnson e della estrema destra europea.
La posizione era minoritaria nel Paese, ma esisteva, andando ben al di là del 4% della rappresentanza meloniana. Lei ne ha monopolizzato il consenso, ampliando il proprio.
C’è da dire che Trump per la pandemia ha perso le elezioni negli USA. In Italia invece nessuno ha fatto pesare le posizioni negazioniste alla Meloni in questa campagna elettorale. “Con questi dirigenti non vinceremo mai”, disse una volta Nanni Moretti.
IL GOVERNO DRAGHI E LA GUERRA IN UCRAINA. Come tutti i governi tecnici, anche Draghi, nonostante il grande consenso personale, ha scontato l’assenza di una legittimazione democratica. Fratelli d’Italia è stato l’unico grande partito all’opposizione, monopolizzando il malcontento.
Ma singolarmente Meloni ha offerto il suo sostegno alla politica estera e a tutte le scelte di Draghi dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Col vento in poppa nei sondaggi ha realizzato così un doppio vantaggio: apparire affidabile ai partner occidentali, mettendosi alle spalle qualche simpatia putiniana pregressa; marcare una differenza rispetto agli altri esponenti della destra italiana, impantanati da antichi legami col regime russo.
INFINE, I DIRITTI CIVILI. Una sinistra da tempo alla ricerca di sé, ha improntato la propria identità quasi esclusivamente sui diritti civili delle minoranze: in questa fase storica, immigrati e comunità LGBT+. Sia nei confronti dei primi che della seconda la resistenza nel Paese è forte. La Meloni anche in questo caso è riuscita a monopolizzare il dissenso, apparendo più credibile di Salvini.
Su questo ha contribuito la cultura “de sinistra”, con un clamoroso autogol, che prima o poi entrerà nei manuali di comunicazione politica (altro che la camicia azzurra di Kennedy!). Il pezzo «Io sono Giorgia Remix», realizzato nel 2019 con scopi satirici e per settimane mandato in loop nelle discoteche di tutto il Paese, è stato in realtà il più potente veicolo del messaggio politico e della stessa leadership meloniana (sarebbe interessante per questo profilo un’analisi comparata tra diffusione del brano e impennata di Fd’I nei sondaggi, che data, appunto, dal 2019), trasformando in poche settimane il neofascismo da paccottiglia politica in fenomeno pop.
Abilmente, lei ha aderito all’avatar, ripetendo in ogni comizio ed intervento in Italia e in Europa il refrain, e facendolo diventare anche il titolo della sua autobiografia-manifesto politico, in vetta alle classifiche per settimane.
Più in generale, per un elettorato, come quello italiano, alla perenne ricerca di una rappresentanza politica sobria e riconoscibile, la coerenza e prevedibilità di comportamento, non disgiunta da una certa piacevolezza umana, nonché la novità di una leadership declinata al femminile, non potevano non coagulare il consenso popolare verso Meloni, a danno delle altre compagini della destra italiana, viceversa gravate da limiti evidenti di leadership e di programma politico, perciò progressivamente e inesorabilmente fagocitate nei numeri da Fratelli d’Italia.
Una destra che, seppure non ha migliorato di molto, in termini assoluti, il proprio risultato elettorale, ha visto però completamente rimescolati i rapporti di forza interni, col partito della Meloni ormai egemone, anche nel Nord e Nord-Est del Paese.
D’altro canto, non solo la destra leghista o berlusconiana: di fronte al tornado Meloni anche le timidezze, i narcisismi, le supponenze, giravolte e miopie degli esponenti del centro e della sinistra hanno mostrato tutta la loro debolezza e vacuità di prospettiva in questa campagna elettorale.
Meloni è brava, fredda e determinata, si illude chi pensa sia solo il brutto sogno di una notte di pioggia.