di Alessandro D’Orazio
Si chiama “Immuni” ed è l’app scelta dal governo per tracciare i movimenti delle persone durante la “fase 2” dell’emergenza da Coronavirus. L’app potrà essere scaricata attraverso i sistemi Android (Google Play) e iOS (Apple Store) su base volontaria ed in maniera del tutto gratuita a partire dai primi di maggio.
Il suo funzionamento è molto semplice: se un utente risulta positivo al Covid-19, potrà dare il consenso all’utilizzo dei suoi dati, in modo da permettere il tracciamento di tutti i contatti avuti nei giorni precedenti e quindi ricostruire la cronologia dei suoi movimenti. Tramite un algoritmo verrà poi valutato il rischio di contagio e stilato un elenco di utenti da avvertire tramite smartphone: il messaggio arriverà dalle autorità sanitarie competenti e chiederà di seguire un preciso protocollo.
Intorno ad “Immuni” stanno tuttavia sorgendo i primi interrogativi, soprattutto in tema di sicurezza e privacy. L’app è infatti finita sotto la lente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), il quale è un organo del Parlamento della Repubblica Italiana che esercita il controllo parlamentare sull’operato dei servizi segreti italiani.
Trattandosi di una rilevante questione di sicurezza nazionale, il Comitato ha annunciato per mezzo del suo presidente Raffaele Volpi di essere pronto a convocare in audizione il commissario straordinario Domenico Arcuri per saperne di più sia sull’architettura societaria dell’azienda titolare del progetto che sulle forme scelte per l’affidamento e la conseguente gestione dell’applicazione.
Per ora è noto che Immuni, creata dalla Bending spoons di Milano, è stata scelta dal Gruppo di lavoro nominato dal ministro per l’Innovazione, Paola Pisano, tra le oltre 300 proposte sul “contact racing” arrivate. Arcuri ha firmato giovedì scorso l’ordinanza che ricorda come la società abbia manifestato la volontà di concedere al Commissario ed alla Presidenza del Consiglio in licenza d’uso aperta, gratuita e perpetua il codice sorgente e tutte le componenti applicative del sistema.
La complessa tematica dovrà per questo essere valutata sotto il profilo del suo impatto sul sistema delle libertà, delle garanzie e della certezza che non vi possano essere soggetti ostili all’interesse nazionale nello sviluppo della applicazione. È necessaria infatti la presenza di adeguate rassicurazioni dal punto di vista normativo che su informazioni sensibili, come quelle che l’app potrà incamerare, non vi saranno fughe di dati. L’appello è dunque partito e il Copasir si riunirà mercoledì prossimo per un approfondimento sul tema.