Avviata lo scorso 6 dicembre alle Gallerie d’Italia di Napoli, nel Palazzo Zevallos Stigliano, la mostra “Da De Nittis a Gemito. I napoletani a Parigi negli anni dell’Impressionismo”, resterà a Napoli fino al prossimo 8 aprile 2018, e presenta le opere di artisti della scuola napoletana del calibro di Giuseppe De Nittis, Vincenzo Gemito, Antonio Mancini, Giuseppe Palizzi, Domenico Morelli, Gioacchino Toma, Francesco Netti, Federico Rossano, Francesco Paolo Michetti, Alceste Campriani e Giacomo Di Chirico.
Tutto alla luce di quella che fu la corrente pittorica impressionista. L’esposizione si sofferma, infatti, sull’influenza che ebbe su tali pittori, nel XIX secolo, la città di Parigi ed i suoi salotti culturali, in cui gli artisti partenopei venivano accolti abitualmente.
La caratteristica principale dell’Impressionismo era la raffigurazione di scene di vita moderna: i paesaggi, gli scorci sul mare, le viste panoramiche delle città. La cosiddetta pittura “en plein air”, dal francese all’aria aperta, che si distaccava da quella pittura accademica alla ricerca ossessiva della perfezione, per avvicinarsi ad un tipo di arte più estemporanea e sbrigativa, che sapesse cogliere in poco tempo la luminosità cangiante delle scene ritratte.
Si può, appunto, notare questo in tutti i dipinti impressionisti, specialmente quelli napoletani in mostra al Palazzo Zevallos. Pennellate veloci, cariche di colore e mutevoli, in grado di donare profondità pazzesche, come nei quadri di Antonio Mancini. Il dipinto non deve apparire finito, ma dare l’impressione di cambiare a seconda di come lo si guardi. Le immagini sembrano avere mille sfaccettature, non sono delimitate da bordi, linee, vincoli, nella più totale assenza del chiaro-scuro. Anche le ombre sono colorate per gli impressionisti e la luce la fa da padrona, come ne “La signora con l’ulster” di Giuseppe De Nittis, in cui si nota una dama con il tipico cappotto irlandese su uno sfondo di trasparenze rese abilmente vivide e fresche con la tecnica del pastello su tela. Proprio qui risiede l’essenza dell’Impressionismo: fornire all’osservatore, attraverso il colore, una riproduzione della realtà positiva e gradevole, che non abbia nulla a che vedere con il tragico o il drammatico della pittura precedente.
Sono esposte poi anche diverse raffigurazioni delle falde del Vesuvio e dei momenti concitati della sua eruzione. E, inoltre, un’intera area è dedicata allo scultore Vincenzo Gemito, di cui vengono esposti molti ritratti ed anche il famoso “Pescatore”, presentato all’esposizione Universale del 1878, prestato al Palazzo Zevallos dal Museo Nazionale del Bargello.