Io non sono razzista.
Ma questi profughi nel mio parco non ce li voglio.
Non sono razzista, perché ho postato la foto di “quel” bambino morto, e mi ha fatto veramente commuovere. Però tutti questi immigrati sono pericolosi, e li dobbiamo aiutare, è vero, ma a casa loro.
Non sono razzista, davvero.
Ho partecipato pure a una pesca di beneficenza, e ho donato un sacco di vestiti che non indossavo più ai poveri.
Non sono razzista, ma pensandoci bene Salvini ha ragione, e se lo Stato italiano non aiuta noi cittadini, come è mai possibile pensare di poter dare 40 euro al giorno a un extracomunitario?
Non sono razzista, ma io con 40 euro ci faccio la spesa per quasi tutta la settimana.
Non sono razzista, ha ragione il Papa. Accogliamoli nelle parrocchie. Non nella casa accanto, perché questa gente potrebbe portare delle malattie, e io ho paura.
Paura, ecco. Credo sia questa la chiave di lettura di quanto sta avvenendo in questo momento in Italia, e nella fattispecie a Succivo, dove i condomini di un parco hanno organizzato delle ronde per evitare che una delle villette, a quanto pare destinata dalla Prefettura all’occoglienza dei migranti, venga occupata.
E la paura nasce sempre dall’ignoranza, che va letta non come offesa, ma nel senso di non conoscenza.
Si continuano ad ignorare, spesso, le dinamiche che, in un connubio fra disperazione e rassegnazione, spingono migliaia di persone ad imbarcarsi, mettendo anche in preventivo la possibilità di annegare in mare, lasciando patria, radici, casa. Si continuano ad ignorare, da parte degli organi competenti, quelle elementari norme di buonsenso che andrebbero ad innescare il processo di integrazione di cui tanto si va cianciando.
Siamo in uno stato di emergenza.
Premesso questo, e acquisito il concetto come dato di fatto, basterebbero pochi passaggi per semplicare il percorso, rassicurando i cittadini su quanto sta per accadere in un paesino che, nella quotidianità, è smosso soltanto dai pettegolezzi di piazza o da spiccioli intrighi politici da realtà di provincia.
Sarebbe bastato, nel momento in cui – come credo sia d’obbligo – si è ricevuta la comunicazione della Prefettura sul numero di migranti da ospitare e sulle case in disponibilità da destinare agli alloggi – convocare una riunione per comunicare come si intendeva procedere.
E invece, si agisce nel silenzio, che inevitabilmente assume le tinte fosche della congiura, dello sciarmeggio, dell’inzuppo e della speculazione.
Basterebbe rassicurare i cittadini, accendendo la pubblica illuminazione, per esempio, così da rendere le strade un po’ più sicure, o garantire la presenza delle forze dell’ordine. Perché la paura la fa da padrona, e … “io non sono razzista, ma con tutto quello che si sente al telegiornale, chi mi dice che questi non possano violentarmi una figlia, e a me chi mi tutela”.
Ai miei concittadini, che sempre hanno dimostrato di saper essere uniti e solidali, vorrei chiedere di fermarsi un attimo. La provocazione ha funzionato. Ma non è sui social che si dimostra di non essere razzisti. Dimostriamo, come davvero sappiamo fare, che siamo umani.
Ai miei amministratori, chiedo chiarezza. Agite secondo il buonsenso che dovrebbe permeare ogni atto pubblico.
Chiarezza, trasparenza, dialogo. E allora potrà essere, com’è giusto che sia, integrazione.