di Alessandro D’Orazio
L’uccisione del 62enne generale Soleimani avvenuta lo scorso 3 gennaio a seguito di un attacco americano ordinato dal presidente Donald Trump ha scatenato l’ira del governo iraniano, che ha giurato vendetta per quanto accaduto. Soleimani era il capo della Quds, corpo speciale della forza militare iraniana delle Guardie Rivoluzionarie, nonché uno dei principali artefici delle politiche militari del Paese medio-orientale.
La sua azione nel corso degli ultimi anni ha generato grande attenzione mediatica tra i numerosissimi gruppi combattenti del mondo arabo, tanto che per le mani dell’uomo forte di Teheran sono passati i dossier più importanti: dall’Iraq, alla Siria, al Libano, al confronto con Israele, sino allo scontro con gli Stati Uniti.
Nello specifico, la risposta dell’Iran all’uccisione di Soleimani è stata veemente: decine di missili sono stati lanciati contro le basi militari di Ain Al Asad e di Erbil, ove sono di stanza forze americane e della coalizione. L’attacco, che ha lasciato illesi i militari italiani presenti a Erbil, è stato rivendicato dalle stesse guardie della Rivoluzione iraniana. Nonostante questo, Khamenei ha annunciato di voler proseguire l’azione di vendetta. “Abbiamo dato uno schiaffo, ma non è finita” ha dichiarato ai media. Il rischio terrorismo rimane perciò altissimo e in Italia è stato innalzato anche il livello di allerta nelle carceri.
Secondo quanto riportato da varie fonti, l’attacco (che non ha causato vittime) sarebbe stato un messaggio – volutamente “lieve” – da parte di Teheran agli americani. Alcuni media americani riferiscono, infatti, che i vertici militari Usa sarebbero stati avvisati dell’imminente attacco dagli iraqeni, i quali avrebbero a loro volta ricevuto l’informazione dall’Iran. “Avremmo potuto farlo, ma non l’abbiamo fatto”, sembra essere quindi il messaggio inviato dagli iraniani, secondo il ragionamento di un funzionario del dipartimento di Stato.
In attesa di un imminente discorso di Donald Trump, è stato fatto notare dalla stampa americana un generale sentimento di stasi anche da parte del pragmatico Mike Pompeo, attuale Segretario di Stato Usa. L’idea è che gli Stati Uniti abbiano dato all’Iran “l’opportunità di fare quello che dovevano fare senza far salire la tensione uccidendo americani”. Questa, secondo l’emittente Cnn, sarebbe “una mossa intelligente” degli iraniani che avrebbero così dimostrato di avere molto più da perdere che da guadagnare uccidendo dei cittadini statunitensi. La tensione tra Usa e Iran rimane tuttavia altissima e la possibilità di nuovi attacchi non sembra essere scongiurata.