È di ieri la pubblicazione dell’Istat di un report su condizioni di vita e reddito degli italiani. Forti disuguaglianze tra Nord, Sud e Centro, con differenze reddituali notevoli rispetto all’Europa e a pagarne maggiormente le spese sono le famiglie con figli.
L’Italia, assieme alla Grecia, detiene un primato negativo. Manca, infatti, in Italia una legge universale che tuteli chiunque si trovi in condizioni di povertà assoluta. È dal 1990 che l’introduzione di una specifica misura è stata avanzata ma nessuna legislatura che si è susseguita negli anni è riuscita a prendere in considerazione seriamente il problema e risolverlo.
I dati sono veramente allarmanti, gli italiani che versano in condizioni di povertà sono passati da 1,8 milioni del 2007 a 4,6 milioni del 2015, una crescita esponenziale che purtroppo non è destinata a fermarsi.
Certo con il Governo Renzi qualcosa stava cambiando. Sono stati introdotti finanziamenti, creato un apposito fondo di circa un miliardo di euro per il 2017 e di 1,5 miliardi per il 2018.
Il Governo uscente aveva presentato nel febbraio scorso undisegno di legge delega per fronteggiare l’emergenza povertà e discusso a luglio alla Camera dove importanti modifiche sono state apportate e che consentiranno di superare le difficoltà legate alla mancanza di appositi sostegni i cui destinatari sono i Comuni e altri enti locali.
Le somme stanziate dal Governo Renzi purtroppo, però, sono destinate a raggiungere solo una parte della popolazione italiana in difficoltà. Dunque la prospettiva è quella di ampliare la platea, riuscendo così a raggiungere tutti i poveri. A tal proposito sono necessari altri 5 miliardi di euro, una somma certo cospicua ma che potrebbe essere fronteggiata se dilazionata nel tempo attraverso un specifico piano di quattro annualità.
Ma con le dimissioni di Renzi, la formazione del nuovo Governo e la discussione sulle prossime elezioni, il problema della povertà degli italiani tornerà in secondo piano.