Gli attivisti del M5S sono sempre in fervente attività sul territorio casoriano e tra le diverse istanze e proposte portate avanti c’è quella della realizzazione degli istituti partecipativi diretti, uno strumento- si deduce dal nome stesso- di partecipazione attiva dei cittadini alla vita e alle decisioni dell’amministrazione territoriale.
Si tratta di uno strumento che, pur essendoprevisto dallo statuto del Comune di Casoria, di fatto non è mai stato posto in essere in maniera concreta. Il perché è molto semplice e a spiegarlo sono alcuni attivisti del M5S di Casoria, Fabio Cristarelli, Mario Coccorese,e Gisella Mastronardi.
“In sostanza abbiamo chiesto l’emanazione dei regolamenti attuativi inerenti gli istituti di partecipazione popolare” inizia l’Avvocato Fabio Cristarelli, “quali le istanze, petizioni, proposte e referendum consultivo cosi come previsto dagli artt. 13 e 16 dello Statuto comunale”. Il referendum abrogativo, invece, non è contemplato dallo Statuto. Il referendum consultivo concede ai cittadini la possibilità di esprimere un parere diretto sulle decisioni del Consiglio comunale e della Giunta, ma non ha parere vincolante (o meglio, non è meglio specificato nello Statuto se il potere vincolante esista o meno, ndr). “Ovviamente“, spiega l’avv. Cristarelli “l’importanza di questo referendum non è certamente legata al potere vincolante, ma piuttosto alla valenza fortemente politica, perché consente di entrare direttamente nelle decisioni degli amministratori. Ed è ovvio che chi va ad attuare deve pensarci più volte, perché si scontra con il volere dei cittadini. Il regolamento attuativo- per l’emanazione del quale ci stiamo battendo da più di un anno- che stiamo attendendo e, che sembrerebbe, sarà presentato nel prossimo consiglio comunale, dovrà disciplinare le modalità per l’ammissione, l’indizione e il risultato del referendum”.
Lo Statuto, così come è nella sua forma attuale, richiede un quorum del 10% degli aventi diritto al voto per la sola raccolta della firme per la presentazione del referendum: un quorum decisamente elevato, fanno notare gli attivisti del Movimento, e antidemocratico e dunque, “la nostra prima richiesta è di abbassare il quorum al 2%. Poi, una volta passata la raccolta firme, si stabilisce addirittura che le pronunce referendarie sono valide a condizione che vi abbia partecipato il 50% +1 degli aventi diritto. A tal proposito noi, come Movimento, chiediamo il QUORUM ZERO, cioè che sia la maggioranza delle scelte valide + 1 a determinare la validità del referendum stesso”. Dunque, gli strumenti sembrano già esserci, il problema è che manca l’attuazione degli stessi. E di certo lettori più astuti possono anche capire il perché, fino ad ora, si è sempre temporeggiato sull’emanazione dei regolamenti necessari. Nel consiglio comunale, del 22 Aprile, tra i punti all’Odg c’è proprio la questione del regolamento attuativo del referendum consultivo. Il problema più volte sollevato dagli attivisti del M5S, riguarda le percentuali dei quorum che, cosi come previste ad oggi, sono decisamente proibitive e difficili da raggiungere per una partecipazione che si ritenga realmente democratica. L’amministrazione latita comunque nella questione del referendum abrogativo, completamente escluso dall’Odg del consiglio comunale (referendum che, a differenza di quello consultivo, ha invece valore vincolante).
“La proposta di realizzazione di questi istituti è stata la prima azione del M5S sul territorio casoriano”, spiega Mario Coccorese, “perché abbiamo da subito ritenuto che si trattasse di un messaggio forte per i cittadini, che così finalmente possono avere la possibilità di non lasciare più soli gli amministratori nelle scelte e partecipare alla vita politica in maniera concreta, senza delegare sempre tutto ai soliti noti che guardano soltanto all’interesse e al tornaconto personale”.
Ma perché, allora, fino ad ora questo strumento degli istituti partecipativi non è mai stato messo in atto? Per quale motivo nessun amministratore ha mai preso in esame la questione? Perchè i regolamenti attuativi non sono mai stati realizzati? Semplicemente perché non c’è mai stata la volontà di farlo, perché i cittadini che si organizzano fanno sempre un po’ paura a chi governa, che inizia a veder vacillare la propria posizione di “comando”. “Sono due anni che seguiamo questo progetto, per il quale noi ci tutti ci teniamo a ringraziare l’amico e attivista Antonio Verrone, e abbiamo raccolto quasi 1000 firme certificate per dare attuazione a questi istituti”, interviene l’avvocato Gisella Mastronardi, “ e dopo i vari silenzi dell’amministrazione Carfora siamo andati avanti presentando istanze su istanze, per sollecitare una risposta da parte dei nostri amministratori. Abbiamo incontrato la Commissione AA.GG. e la proposta già prima dell’estate scorsa è stata rimessa nelle mani del Consiglio Comunale”. Ad un certo punto, però, c’è stato uno stop. “ Il segretario generale”, continua la Mastronardi, “ha dato parere negativo sulla proposta in quanto contrastante con i quorum partecipativi previsti dallo Stato comunale, determinando il ritiro della stessa. Preso atto del parere negativo del Segretario, la proposta è tornata in commissione AA GG che ha adeguato la bozza di regolamento rimettendo gli atti all’ufficio della Presidenza del Consiglio”. Al momento gli atti risultano, dunque, essere presso l’Ufficio della Presidenza del Consiglio e sarà il prossimo consiglio comunale (sovrano quanto a questa materia) a discutere e decidere relativamente alla proposta. E ovviamente l’interrogativo più importante sarà dato dai quorum. “In ogni caso non ci fermiamo e andiamo avanti”, fanno sapere gli attivisti del M5S, “nelle nostre battaglie sempre a favore dei cittadini, della trasparenza e della legalità”. Vi terremo aggiornati sugli esiti del consiglio comunale.