Era il 1975 e dallo sforzo congiunto di cinque personalità di spicco del panorama culturale dell’epoca – tra cui Elena Croce, figlia di Benedetto, e il filosofo Gerardo Marotta – ebbe vita l’Istituto Nazionale per gli Studi Filosofici, nato con lo scopo precipuo di promuovere e sostenere, attraverso la collaborazione con insegnanti e studenti, gli studi filosofici e scientifici: fin dalle sue origini si è contraddistinto per l’attività di ricerca e di formazione, oltre per quella seminariale e ha sviluppato connessioni sempre più strette tra i programmi di indagini storico-filosofiche, archivistiche, documentarie e bibliografiche e l’organizzazione di mostre econvegni. Sede dell’Istituto è da sempre Palazzo Serra di Cassano, edificio settecentesco che sorge a Napoli nell’attuale via Monte di Dio sulla collina di Pizzofalcone, da molti storici e archeologi considerata la zona che ospitò i primi nuclei abitativi napoletani (o meglio partenopei) nel lontano VIII secolo a.C.Il portone storico del palazzo, che collega direttamente l’edificio che affaccia su via Egiziaca con il cortile ottagonale interno,è chiuso dal 1799, in segno di lutto e di protesta per il figlio del principe Serra di Cassano,Gennaro Serra di Cassano, giustiziato in seguito ai fatti della Repubblica napoletana del1799, durante i quali il giovane nobile fu dichiarato partecipante alla rivoluzione. Tra i tantissimi personaggi illustri che hanno, in un modo o nell’altro, collaborato con l’Istituto spiccano i filosofi Norberto Bobbio e Jurgen Habermas e il premio Nobel per la medicina Rita Levi Montalcini.
Nonostante il suo indiscutibile prestigio, purtroppo da alcuni anni l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici versa in una situazione di grave crisi a seguito dei mancati contributi da parte dello Stato con gravi conseguenze sulle attività che nonostante tutto proseguono, ma senza poter retribuire il personale da oltre un anno. Negli scorsi giorni è stato organizzato un sit-in di protesta da parte dei 25 lavoratori (9 in organico e 16 precari), che per l’occasione hanno sfatato un mito che durava – come detto – da oltre duecento anni, riaprendo lo storico portone del palazzo. Al fianco dei lavoratori si è schierato anche uno degli storici fondatori dell’Istituto, Gerardo Marotta, che ha avuto così l’occasione di tracciare il tortuoso percorso della sua creatura nel corso degli ultimi decenni: «Per 15 anni, tra il 1975 ed il 1993, siamo andati avanti con le sole nostre forze. Ci ho rimesso un patrimonio pur di non ammainare la bandiera dell’istituto e di non privare la città ed i giovani di un riferimento. Nel 1994 Ciampi, che era Presidente del Consiglio, ci fece avere un finanziamento sull’otto per mille di dieci miliardi di lire. Nel 2004 fu approvata poi una legge che stanziava tre milioni e mezzo di euro all’anno per il triennio a favore dell’Istituto degli Studi Storici e dell’Istituto degli studi Filosofici. Fu rinnovata nel 2007. Nel 2009 la commissione Cultura della Camera formulò una raccomandazione al governo affinché i contributi fossero reiterati. Non ha mai avuto seguito. Dal 2009 ad oggi siamo stati praticamente abbandonati, a parte un sostegno regionale di 150.000 euro all’anno, neppure tutti gli anni. Avremmo dovuto chiudere da tempo, ma sarebbe stato un tradimento per la migliore gioventù di Napoli».
‘Migliore gioventù di Napoli’ che negli ultimi anni ha dovuto fare i conti con un costante impoverimento culturale della città, con tantissime storiche librerie che hanno chiuso i battenti e con manifestazioni che non sempre si sono distinte per organizzazione ed efficacia (vedi i clamorosi flop del “Forum delle Culture” e di “Un Lungo(Mare) di Libri”). L’odissea dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici si inserisce anch’essa in questo filone negativo: da qui l’accorato appello di Marotta al neo presidente eletto della Regione Campania Vincenzo De Luca affinché venga salvaguardato uno dei cuori pulsanti della cultura partenopea, anche perché – tra le altre cose – ci sono da collocare oltre trecentomila volumi di proprietà dell’istituto attualmente sparsi in varie sedi – un deposito di Casoria, il “Leonardo Bianchi” e alcuni cunicoli di Pizzofalcone nella ex caserma Nino Bixio di via Monte di Dio.
Il Comune di Napoli un paio di mesi faannunciava -attraverso l’assessore alla Cultura, Nino Daniele – che era in corso una trattativa con la Prefettura affinché i libri trovino accoglienza nella loro sede naturale, ovvero Palazzo Serra di Cassano.
Staremo a vedere.