di Maria Rusolo
“Il mio ideale politico è l’ideale democratico. Ciascuno deve essere rispettato nella sua personalità e nessuno deve essere idolatrato”. Indipendentemente dal partito politico, dalla fede politica, dalle idee, dalle visioni, dagli obiettivi, dall’appartenenza di ciascuno, credo che ci siano in questi giorni, in queste ore, delle immagini di rappresentanti istituzionali da far accapponare la pelle.
Immagini che provocano in chi abbia un minimo di senso del buon gusto, della giustizia, dello stato di diritto, un senso di vuoto e di disgusto. Forse le parole che affido a questa mia nota potranno risuonare ai lettori assidui tifosi dei social, che sostengono la logica del capo, forti e fastidiose, potranno sembrare l’ennesimo sfogo di una radical chic di provincia che sogna ed immagina un Paese migliore di quello che si snocciola quotidianamente sui mezzi di informazioni, tra un selfie, una diretta ed un post su facebook.
Credetemi, in realtà non sono un fatto estemporaneo, ma sono l’attenta riflessione di chi di strade ne ha attraversate molte, di chi vive del proprio lavoro, e di chi ha sempre pensato che ogni idea fosse degna di essere espressa, ma che esistessero basi comuni, fatte di ideali e di diritti che nessuno avrebbe mai osato mettere in discussione. Siamo finiti in un Truman Show, dove conta la comunicazione rapida ed immediata, conta “il vuoto parlare”, privo di competenza, contano le banalità prive di qualsiasi vera struttura culturale, e quel che peggio conta la rappresentazione spicciola del male.
Si è persa la necessaria riflessione, la capacità di mediare tra gli opposti, in una corsa al narcisismo esasperato che in alcun modo dovrebbe appartenere a chi il Paese lo rappresenta soprattutto in un mondo così delicato e difficile per milioni di persone. Tutto si gioca sul filo del rasoio, ed anche l’arrivo in Italia di un noto terrorista finisce per essere l’ennesima recita a soggetto con tanto di diretta a mezzo social, che blocca 700.000 italiani. Un momento che doveva essere di riflessione, di recupero di fatti storici, che doveva spingere una comunità a fare i conti con una parte del proprio passato, fondamentalmente mai del tutto chiusa, diviene spettacolo “ teatrale”, un evento di propaganda politica, della peggiore specie, di gogna, di festeggiamento, dove le ragioni di una condanna si perdono nei fumi del sensazionalismo alla Novella 2000.
In un Paese pieno di rabbia, pieno di invidia sociale, in un Paese che perde ogni anno migliaia e migliaia di giovani, stretto nella morsa della più spietata criminalità organizzata, in cui nessuno più parla di Mafia e di corruzione e le leggi, mal scritte ed inutili sono banali medaglie al petto, si trova il tempo per lasciare in balìa delle onde vittime innocenti della povertà, o quel che è peggio si trova il tempo per indossare divise come se la vita e la giustizia non avessero più alcun senso e significato.
C’è non solo la mancanza di serietà richiesta, ma c’è la cialtroneria di chi sa che in questo modo sposta l’attenzione dai veri problemi del Paese, e soprattutto di una parte di quel Paese, il Mezzogiorno, in cui si spara ogni giorno per strada, in cui la vita è diventata una corsa agli ostacoli, in cui la povertà si vende al miglior offerente, a costo anche della vita. Un Paese difficile in cui la frattura tra il Nord ed il Sud è sempre più evidente e di cui nessuno si occupa.
Di fronte a queste tragedie, di fronte a questa non cura, l’indignazione non è più sufficiente, occorre una organizzazione cosciente e consapevole che ci conduca ad uscire nel più breve tempo possibile dall’incubo che stiamo vivendo. Il cittadino è tale nella misura in cui si attiva e vive la propria comunità con coraggio, abbracciando le parole, ed usandole come armi potenti contro gli ignoranti che stanno rubando l’anima ed il futuro ai nostri figli. “l’elemento prezioso nell’ingranaggio dell’umanità non è lo Stato, ma è l’individuo creatore e sensibile, è insomma la personalità; è questa sola che crea il nobile e sublime, mentre la massa è stolida nel pensiero e limitata nei suoi sentimenti.”
Maria Rusolo, presidente Avellino Città IDEALE