di Rosario Pesce
Ci siamo chiesti, nei mesi scorsi, come potesse essere l’America di Biden.
Certo, non potrà che essere molto diversa da quella del suo predecessore, visto che il voto in favore di Biden è stato, essenzialmente, frutto di un dissenso molto forte verso Trump.
Un’America più progressista, più vicina alle istanze delle minoranze, più tollerante, più aperta al confronto interno ed a quello con l’Europa: questa è l’America che tutti si aspettano, in primis quelli che hanno votato Biden ovvero coloro che, non essendo statunitensi, non hanno potuto votarlo, ma hanno sperato fortemente in un suo successo.
Ma, il mondo corre fin troppo velocemente e le sfide, che Biden ha lanciato, hanno origine tutte dalla medesima priorità: la vittoria nella guerra contro il Covid.
Infatti, il mondo intero si aspetta dal nuovo Presidente americano che imprima una svolta vera nel fronteggiale l’epidemia, mentre il suo predecessore ha perso milioni di voti nel negare, dapprima, l’esistenza della pandemia e, poi, nel mobilitarsi poco e male per trovare una via di uscita per tutti quei suoi concittadini che non godono, neanche, dell’assistenza sanitaria.
Certo, all’indomani della sua elezione, una grande azienda farmaceutica ha annunciato di essere in possesso del vaccino, ma moltissimi dubbi rimangono.
Sarà efficace?
Quanti anni, a livello mondiale, saranno necessari per produrre l’immunità di gregge e mettere così le persone nelle condizioni di essere al sicuro?
Quanti altri morti ci saranno, prima che il mondo possa cominciare ad intuire la via di uscita da un dramma, che ci sta accompagnando da fin troppo tempo?
Invero, Biden è stato eletto al compimento del suo settantottesimo compleanno, per cui molti sono i dubbi in merito alla sua possibilità di reggere due mandati.
Ma, essenziale è stato che gli Stati Uniti di America abbiano dato un segnale al mondo intero nel senso della discontinuità rispetto a ciò che si è consumato nel corso dell’ultimo quadriennio.
Troppi strappi, troppe rotture aveva determinato Trump, riportando il mondo in una condizione complessiva di incertezza, che non fa bene a nessuno, né ai Paesi che stanno emergendo come nuove potenze mondiali, né a quelli che vivono – oggi – una condizione di obiettiva difficoltà.
Per governare l’odierno mondo complesso, è necessario uno sforzo di unità e di mediazione, non certamente provocazioni e continue fughe in avanti.
Dalla parte di Biden ci sarà l’opinione pubblica mondiale, visto che egli rappresenta uno degli ultimi possibili tentativi di salvare, ad un tempo, il capitalismo e la democrazia liberale.