di Angela Cascella
Oggi, in Italia, troppi edifici scolastici non hanno le condizioni di base per operare. Noi tutti, docenti, Ata e Dirigenti avremmo dovuto protestare in nome di Leonardo, il bambino deceduto a Milano cadendo nella tromba delle scale della scuola. Avremmo dovuto protestare in massa affinché la morte di un bimbo di cinque anni a scuola, luogo che dovrebbe rispettare tutti i requisiti di sicurezza e protezione, faccia aprire gli occhi sulle condizioni delle scuole italiane.
Non protestiamo perché, poi, siamo docenti votati al sacrificio. Le nostre cattedre sono vecchie e rovinate. Molte volte siamo noi docenti ad aggiustare i cassetti foderandoli, inchiodandoli e mettendo dei pomelli. Noi professori, abbiamo tutti i pantaloni con i buchi all’altezza dell’incavo delle ginocchia, perché le nostre sedie scomode sono rotte; perché hanno perso una parte della copertura di legno e lì si impigliano sempre pantaloni e calze. Gli armadietti- con tutte le cose della classe – hanno spesso una porta pendente, aggiustata più volte.
La fòrmica è graffiata, rovinata, scolpita dall’usura. Non si sa spesso dove appoggiare le cose: niente attaccapanni o ganci. I banchi e le sedie hanno quasi sempre altezze differenti. Le tapparelle sono malandate . Le porte delle classi non si chiudono se non la alzi e spingi con forza. Le finestre non sono sicure: non ci sono barriere e sono basse, talvolta troppo basse per stare tranquilli. L’acqua nei bagni esce fredda da congelare i polpastrelli in pieno inverno.
A volte nei corridoi non si ha il piacere di trovare il collaboratore (bidello) perché è impegnato in altre attività, importanti, improcrastinabili (ma è da solo e non sa come dividersi, come accontentare tutti) . Tutti gli investimenti per la scuola non sono mai per rinnovare locali e attrezzature. Credete davvero che sia facile lavorare così? Prima di qualunque riforma, prima di qualunque idea sul ‘fare scuola’ chiedetevi se per andare nel futuro basti un buon progetto e non servano soprattutto i giusti ambienti di apprendimento, salubri e garantiti, con garanzie di rispetto delle più elementari norme di sicurezza. Si! Perché una scrivania ed un armadietto targati ‘riforma gentile del 1923’ non sono affatto un vanto per la scuola italiana. Soprattutto, la morte di un bambino di cinque anni, precipitato nella tromba delle scale di una scuola di Milano, è solo una morte annunciata. La colpa è di noi tutti. Addio piccolo Leonardo!