di Alessandra Hropich
Un amico mi disse: “Io e te ci ammaleremo solo di cose belle!”
Una frase molto positiva, non esiste malattia migliore al mondo delle cose che ci piacciono, quelle che danno il vero senso alla vita.
Peccato che questa frase non corrispondeva con un reale proposito del diretto interessato, scrivere un pensiero che colpisca chi lo legge è semplice ma bisogna applicarsi poi per metterlo in atto ma lui sembrava più propenso al sogno che alla realtà.
Dello stesso amico ho avuto poi occasione di leggere qualche altro commento particolarmente carino sul diario Facebook di amiche comuni.
Per scrivere pensieri o complimenti, basta una tastiera, ci vuole un attimo. Vivere davvero bene significa invece mettersi in discussione, ed è molto più impegnativo.
In tanti mi hanno chiesto di scrivere se si può essere felici in un periodo che ci vede tutti reclusi in casa.
Sicuramente si può essere felici come sempre o di più, dipende se sappiamo esserlo o meno abitualmente.
Alcuni mi chiedono se la vita di coppia abbia risentito della convivenza forzata. Qui cerco di spiegarmi facendo qualche esempio sulla vita di alcuni amici che ho conosciuto proprio ad inizio pandemia. Ebbene, ho scoperto uomini che si sono detti essere da tempo in crisi a livello coniugale. Un vaso rotto si può incollare ma, dopo e’ estremamente delicato e non tornerà mai più quello di prima.
La sola idea di volersi lasciare con il proprio coniuge è la spia di un matrimonio paragonabile ad un vaso rotto, puoi rimettere insieme i pezzi e posizionarlo soltanto in una vetrina, come ricordo.
Ho appreso di storie di amici infelici con il vivo desiderio di lasciarsi e chiaramente il periodo Covid non ha ammalato la vita di coppia, semmai, ha acceso la luce sulle mancanze che già pesavano.
Certo, se si lavora tutto il giorno e si resta entrambi fuori casa, non si è felici ma ci si distrae, si riempie il vuoto il che ciascuno ha.
Un mio amico medico, sul punto di lasciarsi, giocava a voler sistemare tutto con i suoi ragionamenti.
Dopo essersi preso a pugni con la compagna, diceva di aver sistemato il tutto certo della felicità della sua signora con cui non aveva più nemmeno una vita attiva dal punto di vista sessuale.
Ma per il bene dei figli, il dottore sentiva di dover restare sotto lo stesso tetto, tra una lite e un’ altra.
In questo caso, è evidente che nessun Covid ha esasperato la coppia la cui crisi iniziò qualche anno fa.
Anche lui, come tanti altri mariti demotivati ormai, cercava rifugio nelle amicizie virtuali, nel suo caso, le conversazioni erano sempre molto amichevoli e mai a sfondo sessuale. Mentre nello stesso periodo ho letto anche commenti di amici virtuali decisamente infelici anche loro e alla ricerca del sesso immaginato.
Un’ abitudine degli ultimi tempi è quella di creare contatti virtuali per lanciarsi in fantasie erotiche, fatto comune ad entrambi i sessi.
Anche in questi casi, mi chiedono se possano essere felici quegli uomini e donne che immaginano una relazione che non esiste, spesso gli uomini lo fanno per procurarsi piacere fisico da soli.
Rispondo con un pensiero di Platone: “Non muovere mai l’ anima senza il corpo né il corpo senza l’ anima, queste due parti mantengono il loro equilibrio e la loro salute!”
Questo pensiero mi ricorda di un amico che mi mandava messaggi vocali con voce ansimante e un altro che invece mi scriveva propositi amorosi atteggiandosi ad amante instancabile. Credo che entrambi scrivessero mentre cercavano il piacere fisico sul momento.
Al di là di questi due soggetti sicuramente con problemi, va detto che, il solo procurarsi piacere in modo meccanico immaginando un’ amica, non rappresenti un modo di vivere l’ atto sessuale normale, essendo una cosa meccanica ed autonoma manca del tutto la partner ma soprattutto manca l’ anima e ne risente la salute psicofisica di chi ricorre alle emozioni pescando attraverso i social.
Le perversioni e le problematiche di natura sessuale sono sempre esistite ma il virtuale ha peggiorato la situazione perché non aiuta le persone ad uscire dai loro problemi sessuali e di coppia ma le illude di poter trovare una soluzione alternativa.
Io mi occupo di ricerca del benessere, della felicità, non del sesso che pur sembra essere un elemento mancante in molte coppie di cui ho notizia non solo dal periodo pandemia ma da sempre.
Nessuna coppia scoppia a causa del Covid, semmai il virus ha messo alla prova le coppie che vivevano evitandosi il più possibile, questa è la sola verità.
Conosco anche giovani coppie che hanno avuto il loro primo e tanto desiderato figlio proprio nel periodo della pandemia e la loro gioia è indescrivibile.
Va comunque detto che la felicità è uno stato assolutamente individuale, non interessa se siamo felici nemmeno al coniuge o ai parenti, tutti ci chiedono giornalmente commissioni da sbrigare, nessuno, nemmeno a casa, ci chiede se realmente siamo felici.
Ecco perché ripeto sempre a tutti che bisogna essere egoisti nel voler vivere soddisfacendo qualche nostro desiderio e facendo anche cose che possono dispiacere ad una persona a noi vicina.
Ricordatevi una cosa fondamentale: qualsiasi rapporto sano che si rispetti si basa sulla RECIPROCITÀ.
Non lasciatevi mettere in croce e non portare la croce solo voi.
Esistete anche voi.
E anche i vostri desideri e bisogni sono importanti.
Quindi imparate a rispettarli e a farli rispettare.
Non serve connessione internet per essere felici, serve guardarsi dentro ed affrontarsi.
La felicità non vive di connessione, bisogna cercare di connettersi soprattutto con le persone dal vivo, bisogna stare bene in casa, curare i rapporti familiari, la rete non offre la soluzione ai problemi.
Pochi minuti di corsa all’ aria aperta, una sana passeggiata in un parco o al mare servono a pulire il cervello dall’ intossicazione del virtuale che rappresenta tutto ciò che non esiste.
La felicità è talvolta nelle cose infinitamente piccole ed insignificanti, non servono abiti firmati, oggetti di lusso o case al mare o in montagna perché, se non sai essere felice, puoi trascorrere le vacanze dove vuoi ma ti porterai dietro tutti i tuoi problemi con cui non riesci a fare pace.
Precisando ancora che la felicità è fatta per chi sa volare, cambiare idea, adattarsi alla vita. Ogni persona rigida ed inflessibile, di quelle che vedono solo bianco o nero, non riuscirà mai ad essere felice.
Da ultimo, ricordo un’ intervista che feci al Presidente Giovanni Mancuso, Presidente Enpav che mi disse, a cinquantotto anni, di avere più progetti da realizzare che anni da vivere e di volersi iscrivere a Storia dell’ Arte perché desiderava una seconda laurea.
Non dimentico lo sguardo entusiasta del Presidente e vorrei sottolineare l’ importanza, per tutti, di non sentirsi mai finiti per fare ciò che ci fa stare bene, anche a costo di sfidare l’ età stessa e le convenzioni sociali. https://www.youcanprint.it/la-felicita-ve-la-do-io/b/62150c3f-b50b-5a3d-a224-ed8dd9c9c6b1