di Floriana Grieco
Dopo la recente chiusura della Galleria Vittoria, e lo spaventoso crollo dell’ala sinistra del Palazzo Guevara di Bovino nel 2013, a causa di infiltrazioni d’acqua, i prossimi monumenti a rischio del centro storico di Napoli, patrimonio UNESCO, saranno il Palazzo Reale e il Maschio Angioino.
Si è tenuta, nei giorni scorsi, la conferenza stampa, organizzata dalle Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia, la libera accademia a difesa di ambiente ed urbanistica, per fare il punto della situazione sui danni provocati dai cantieri della linea metropolitana 6 e lanciare un allarme.
La linea metro 6, tutta sotterranea, ha preso il posto della LTR, nata per Italia ’90 e mai portata a compimento, con lavori che raggiungono una profondità fino a 27 mt sotto al mare, per intercettare i terreni più solidi di tufo, su cui fu costruita tutta la città storica.
Le perforazioni, però, hanno alterato pericolosamente la struttura dei blocchi di tufo e l’equilibrio idrogeologico dell’intera area, che va dalla Riviera di Chiaja, passando per Via Chiaja, e Monte Echia, fino a Piazza del plebiscito, ed al Maschio Angioino.
Infatti, i lavori insistono su tre falde acquifere: una superficiale di acqua dolce, quella di acqua marina del litorale e la falda artesiana termale del Chiatamone e del Beverello, quest’ultima la più problematica, perché ricca di anidride carbonica ed altre sostanza acide.
Come spiega il geologo Riccardo Caniparoli, la falda acquifera termale è stata disturbata dai lavori per la realizzazione del pozzo della metropolitana a piazza Plebiscito. Bucando la falda, l’acqua, sotto pressione, sta risalendo verso la superficie, invece di defluire regolarmente, danneggiando la statica di tutti gli edifici dell’area.
Un segnale inequivocabile è dato dalle enormi chiazze brune presenti sulla facciata del palazzo Reale che affaccia direttamente sui giardini del Molosiglio e sulla parte bassa dei bastioni del Maschio Angioino. Il geologo ha escluso categoricamente che si tratti di macchie legate allo smog del traffico veicolare della zona. Non solo. Anche le strutture in cemento armato dell’area interessata sono coinvolte nel pericolo di crolli, poiché l’acqua della falda artesiana corrode ogni struttura incontri sul proprio cammino.
Non ci è dato sapere in quanto tempo il reale pericolo di un crollo, e, quindi, di una tragedia, potrà verificarsi: potrebbe accadere tra 15 giorni come tra 20 anni. Il tutto nel totale disinteresse dell’Amministrazione attuale, che dovrebbe, invece, allertarsi immediatamente, come chiedono le Assise e il Comitato Portosalvo, per appurare lo stato di degrado del sottosuolo e delle falde coinvolte nei lavori della Linea 6.Una linea che potremmo azzardare a definire superflua, di dubbia utilità, poiché sostanzialmente doppia la Linea 2, con molte stazioni che distano pochi metri luna dall’altra, ma che rischia di rovinare drasticamente un patrimonio storico inestimabile e la vita dei napoletani.