di Christian Sanna
Il padre del movimento beat, lo scrittore e filosofo Jack Kerouac, ogni volta che vedeva una ragazza che gli piaceva andare in un mondo troppo grande in una direzione opposta alla sua, sentiva un dolore che gli trafiggeva il cuore. Ne “L’ uomo che amava le donne” di Truffaut, il protagonista Bertrand, incuriosito dalle passanti, riflette “Ma cos’hanno queste donne in più di quelle che conosco? Proprio questo… sono delle sconosciute”.
Nella mia filosofia sospesa come una nuvola, ben presto si è fatta spazio, una strana nostalgia: quella per le donne che non ho mai incontrato. Fabrizio De Andrè, ispirato da George Brassens, firmò sul tema un capolavoro dal titolo ” Le Passanti”. Ma chi sono queste passanti? Innanzitutto, ogni donna pensata come amore e forse già basterebbe a farle innamorare tutte, almeno platonicamente: da quelle già impegnate e deluse dalle ore passate con un uomo nel tempo troppo cambiato a quelle quasi da immaginare, perchè viste, dal balcone o da una finestra, passare di fretta. E allora dove risiede la nostalgia che tentavo di spiegare? Nel finale della canzone quando il Poeta realizza “Allora nei momenti di solitudine /Quando il rimpianto diventa abitudine una maniera di viversi insieme/ Si piangono le labbra assenti di tutte le belle passanti che non siamo riusciti a trattenere”.
Quindi si può essere nostalgici per qualcosa che non si è vissuto? Certamente! L’idealizzazione e il desiderio dell’incastro perfetto, la voglia di un magico incontro organizzato dagli dei o una cena a lume di candela apparecchiata dal cielo giocano un ruolo fondamentale in questa partita fra incanto e favola dove la realtà è panchinata e non perchè sia scarsa o per forza deludente, ma semplicemente inadatta per caratteristiche.
Monna Lisa dal sorriso impercettibile e dall’alone di mistero non può non incuriosire un occhio attento e un animo romantico. Sembra con lo sguardo seguire l’osservatore che dovrebbe impazzire dalla voglia di svelare il suo mistero ed invece si limita a fotografare e commentare. La Gioconda la si deve guardare in religioso silenzio, bisogna parlarle perchè lei comunica ogni volta qualcosa che sfugge ed è per questo ancora più affascinante. Intanto, se ne sta lì al Louvre sognando l’Italia e forse un amante italiano.
Un giorno, senza preavviso, credo di essermi innamorato delle dita lunghe ed eleganti de La dama con l’ermellino, il modo in cui accarezza l’animale è indice di grazia e regalità. Elogio della gentilezza. Come restare indifferenti alla sensualità di Giuditta I! Femme fatale e seducente (esaltazione del potere di seduzione femminile) capace di portare alla rovina l’innamorato di turno. L’uso massiccio dell’oro ne esalta bellezza e potere simbolico. Chapeu, Mr Gustav Klimt! Il collo di Jeanne ne Il Ritratto di Jeanne Hébuterne di Modigliani è un invito al bacio; ogni amante che si rispetti dedicherebbe ore ed ore a contemplare quella bellezza così fredda ed inarrivabile, come i suoi occhi difficili da dipingere senza conoscerne l’anima. Nella canzone Nudi di Giorgio Faletti due amanti si preparano a quella che i Camaleonti definirebbero l’ora dell’amore. La musica ed il tono di voce dell’indimenticato Giorgio creano la giusta atmosfera per l’intimità. Resta così come sei, non ti voltare/Voglio fissare il tuo profilo in controluce che con il buio riesco solo a immaginare/In questa notte senza abiti addosso l’amore non fosse il paradosso che è sarebbe facile da dimenticare e ora girati verso di me, fatti guardare.
Si percepisce l’immagine di una donna amata, c’è qualcosa di più forte ed intenso che va oltre il sesso, tocca apici emozionali sconosciuti a chi è condannato al disamore. Dicevo: si percepisce l’immagine di una donna amata e si sa, io lo so, quando una donna si sente amata è ancora più bella, diventa una Fulgida stella. Proprio come la dolce e determinata Fanny del romantico Keats. Le donne che non ho mai incontrato sono le donne della mia vita immaginaria, quella in cui tutto è possibile, persino una delirante felicità e un batticuore da non restarci secco. Fermo immobile come un lampione che desidera soltanto illuminare uno spicchio di strada dove due hanno camminato troppo per non fermarsi e darsi un bacio, scoccata la mezzanotte come a segnare la fine del giorno e l’inizio di un sogno. E tutte queste donne sono state e saranno il sogno, vero più del vero, profumato come mille tuberose in un campo incantato.
Ne L’uomo che amava le donne, il protagonista Bertrand ha inseguito un’impossibile felicità nella quantità, nella moltitudine: perché abbiamo bisogno di cercare in tante persone ciò che la nostra educazione pretende di farci trovare in una sola. Tuttavia, gli rimase inappagato il desiderio per un’infermiera che gli stava prestando le cure dopo un incidente; quella curiosità gli costò la vita.
La mia nostalgia per le donne che non ho incontrato è la stessa di Virgil richiestissimo battitore d’aste nel film La migliore offerta di Tornatore. Innamorato (io) ossessionato (forse lui) dalla figura femminile, colleziona nel corso della sua vita un numero impressionante di ritratti di donne che tiene gelosamente custoditi in una stanza segreta. E quando, nella piena maturità, si innamora forse per la prima volta, a colei che ama (solo a lei) permette di entrare in quella stanza ed ammirare i quadri. Quando Claire (il nome della ragazza) gli dice Allora non sono la prima: ne hai avute altre donne, la risposta di Virgil è da applausi Sì, le ho amate tutte e loro hanno amato me. Mi hanno insegnato ad attenderti.