” La notte ti vengo a cercare…”

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di Christian Sanna

Non è che di notte uno scrittore sia più ispirato, credo sia semplicemente un uomo più stanco e la stanchezza rende liberi dalle zavorre del giorno: si abbassa la guardia, si diventa più morbidi verso se stessi, ci si scopre fragili nei confronti dei ricordi. Durante il giorno la luce del sole ed il caos della città non permettono ai rimpianti di esprimersi.

Perchè è così che credo funzioni: un rimpianto o un rimorso oppure entrambi (in coppia) per farsi ascoltare hanno bisogno del silenzio e del buio. Di notte si scrivono i versi più struggenti, perchè c’è maggiore intimità con se stessi, in fondo il necessario esercizio del sonno è una simulazione della morte; l’altro che ci dorme di fianco mentre si è svegli è qualcuno perduto nel mondo dei sogni, un assente sdraiato accanto.

Si è da soli con i propri pensieri e le proprie paure e nel silenzio si sentono tutte le voci di dentro che emergono dagli abissi per farci compagnia. Per Fëdor Dostoevski Più scura la notte, più luminose le stelle, più profondo il dolore, più vicino è Dio! Di notte, secondo il filosofo Sgalambro, si monologa. Come dei re. Quindi, tutto è apparecchiato per il raccoglimento, la notte viene vista come un’occasione per riunirsi non con i condomini di uno stesso palazzo, ma con i propri dubbi esistenziali. La notte è più vera del giorno; di giorno avviene quotidianamente la messa in scena, si pratica l’attorialità. Tutti eseguono un copione dettato da esigenze lavorative, impegni familiari, relazioni. Se di giorno ci si traveste, di notte ci si sveste, si pratica lo smascheramento, vengono fuori sfumature che il sole acceca, visibili solo al buio.

Alla notte è stata appiccicata l’etichetta dell’idea romantica; un appuntamento galante è sempre a cena, con l’immancabile lume di candela che fa da sfondo a parole sussurrate anticipatorie di un dopocena che promette scintille, a patto che non si mangino troppi carboidrati e ci sia del sedano, qualche ostrica. Insomma, c’è tutta una letteratura culinaria afrodisiaca che meriterebbe approfondimento. Ma perché si tende a fare l’amore dopocena e non dopo il pranzo? Perché si presume che a cena uno sia più rilassato dopo una estenuante giornata lavorativa e, poi, perché la notte elimina pudori che di giorno possono essere invadenti. La notte è soffusa come la luce dell’ abat jour ed è velata come il mistero. E insisto: a me pare meno ipocrita del giorno, un tantino più credibile e quindi vicina alla realtà delle cose.

Di giorno una città appare imborghesita, per quanto le sia possibile maschera qualche difetto col trucco del caos, del ritmo frenetico e l’osservazione è annebbiata dalla luce. Alla notte non sfuggono i disperati, gli emarginati, quelli senza un dio che illumini i vicoli dell’esistenza. Di notte si può essere altro, ci si concede il lusso della leggerezza e della spontaneità. In una struggente poesia Charles Bukowski conclude Chi ti scalda la notte, chi ti guarda dormire, chi ti sorride così dal nulla.
E non so, ma ho paura. Perché la notte diventiamo più deboli, perché la notte cadiamo, i pensieri vanno veloci e le lacrime scendono.
Dove sei, con chi sei, mi manchi.

E’ sempre la notte dei bilanci, quella prima degli esami, delle uscite con gli amici, delle ore piccole davanti ad un film troppo commovente, a tal punto che solo di notte lo si può guardare. Come se la notte fosse stata creata per accogliere una dolce nostalgia, una tristezza delicata che nella musica classica Chopin seppe cogliere soprattutto con I Notturni. Di notte si è un po’ imperatori o comunque più padroni della casa in cui si abita; potere concesso dal silenzio e dall’assenza degli altri per esigenze di sonno. In questo, Morfeo rappresenta un valido alleato. Se si riesce a restare svegli mentre gli altri dormono si può provare quella piacevole sensazione di appartenenza assoluta.

Tutto sembra appartenerti in via esclusiva: casa, città, destino. Ovvio che questo discorso va applicato a quei casi in cui si sceglie liberamente di non dormire, quando la mancanza di sonno non è causata da disturbi o altri fattori poco felici. Giorno e notte con i loro contrasti hanno ispirato poeti, scrittori, cantautori. Tutti o quasi romanticizzano la notte, basti pensare a come conclude il grande Luigi Tenco Mi sono innamorato di te e adesso non so neppure io cosa fare. Il giorno mi pento d’averti incontrata…
La notte ti vengo a cercare.

 

 

Provo a descrivermi in una frase, ma è un pò come rinchiudere il mare in un bicchiere. Allora potrei definirmi "Un solitudinista visionario animale sociale ed un cercatore di spiritualità, tutto occhi ed inquietudine, perdutamente innamorato dell'Idea che non è ancora riuscito ad afferrare, col cuore di cristallo. Fregato dai sentimenti". Ritengo superfluo aggiungere i titoli di studio conseguiti, i lavori svolti, gli eventi culturali organizzati e presentati, gli impegni nella politica e nel sociale. E se a qualcuno sta balenando in mente l'idea ( sbagliata) che io possa essere un insopportabile presuntuoso, sappia che è appena caduto nella rete che ho preparato. Io voglio che a parlare per me siano gli articoli; i lettori più attenti ci troveranno frammenti d'anima.