di Rosario Pesce
Un anno dopo lo scoppio della pandemia, purtroppo il Covid non è scomparso dalle nostre vite e continua, ancora, a mietere vittime in tutto il mondo.
Nonostante i passi in avanti compiuti con i protocolli terapeutici e l’introduzione dei vaccini, comunque siamo in piena guerra contro un nemico subdolo, che oggi è in grado di incutere paura perché, frattanto, dal marzo 2020 ha subito mutazioni che lo rendono non meno pericoloso del recente passato.
Peraltro, molte problematiche sono ancora irrisolte: i tempi di somministrazione dei vaccini sono lenti rispetto al fabbisogno della popolazione mondiale, per cui il virus corre più velocemente del suo stesso antidoto.
La crisi economica e sociale, indotta dalla pandemia, è tuttora molto forte: saranno necessari molti anni perché l’economia possa riprendersi da uno shock, come quello subito nei mesi iniziali dello scoppio dell’infezione.
È evidente, inoltre, che in termini sanitari i punti interrogativi non mancano, finanche in merito alla condizione delle persone che hanno contratto il virus e che sono guarite: quanto tempo durerà, per loro, l’immunità che l’organismo ha prodotto per effetto della malattia? Avranno bisogno anche loro del vaccino? E quale sarà, nel corso dei prossimi anni, il follow-up per individui, che comunque sono rimasti segnati, nel corpo e nello spirito, da un morbo che lascia segni profondi?
Ma, il quesito fondamentale è, ancora, un altro: quanto tempo sarà necessario per giungere all’immunità di gregge e, quindi, per tornare alla normalità dei rapporti sociali e delle attività produttive?
Sono, questi, punti di domanda a cui si potrà dare una risposta efficace solo con il trascorrere del tempo, quando molti dubbi potranno essere, finalmente, diradati.
Certo è che la comunità mondiale si trova ad affrontare una prova significativa in termini di coesione sociale, visto che una pandemia di queste proporzioni mai si era sviluppata, neanche ai tempi dell’infezione da febbre spagnola nel secolo scorso.
Ce ne saranno delle altre, quando sarà finita questa?
Mai come in questo caso, però, vale il detto degli antichi Romani “primum vivere, deinde philosophari”.