L’insegnamento è un lavoro che richiede preparazione, impegno, pazienza, volontà. Essere docente significa orientarsi verso la voglia di comunicare, di trasmettere, di tramandare agli altri, ai giovani. Significa non dar peso alla ricchezza, al guadagno, perché insegnando si percepisce uno stipendio insoddisfacente e sicuramente inferiore alle responsabilità. Significa indossare tutti i giorni un “credo” di giustizia e, anche se le cose non funzionano bene o poco, far di tutto per portare avanti un compito: l’educazione, la formazione e l’istruzione giovanile.
Le telecamere nelle aule della scuola dell’infanzia? Per i genitori sarebbe un modo per stare tranquilli. E tutti gli altri contesti ‘pericolosi’non li controlliamo? Occorre allora mettere le telecamere nei bagni delle scuole secondarie superiori perché lì i ragazzi fumano, a volte si picchiano o compiono atti di bullismo. E mettiamole anche nelle discoteche dove vi sono gli spacciatori di droga. E mettiamole negli studi medici dove ci sono dottori che abusano di minorenni e donne indifese. Telecamere anche in uffici pubblici dove ci sono approfittatori e malfattori che abusano delle loro posizioni per fare mobbing, per mettere in atto sopruso e offendere il lavoro altrui. Mettiamo telecamere alle Asl dove vi sono dipendenti che non si presentano al lavoro pur avendo il cartellino timbrato o se si presentano non apportano nessun vantaggio al servizio pubblico. L’accanimento verso la scuola, verso i docenti complica ancor più questa società scaltra, scettica e offensiva.
Non è trasformando le aule in stanze del Grande Fratello che si possono risolvere situazioni paradossali ed inaccettabili come la violenza sui minori. È’ una violazione di privacy, dei diritti dei lavoratori e del principio costituzionale sulla libertà d’insegnamento. Videomonitorare il lavoro in classe é umiliante e discriminante, insomma inaccettabile; come non è plausibile la scelta ministeriale di sottoporre i docenti all’alcoltest. È di questi giorni la notizia che, prossimamente, i Docenti di ogni ordine e grado saranno sottoporsi al test per l’alcool. Riceviamo questo input dall’ America, dove l’uso di alcolici risulta al di sopra dei limiti consentiti. In Italia occorre, alla luce dei fatti di cronaca, investire in visite psicologiche e supporti specializzati per la sindrome di bornout, di cui soffre un docente su tre. Occorre investire in strutture e materiali a sostegno dell’insegnamento, allontanando quel senso di incertezza che fomenta le paure e accresce la diffidenza; perché la scuola ha bisogno di menti coinvolgenti che siano a supporto della corresponsabilità educativa e non certo di azioni discriminatorie che avallino le paure.