di Christian Sanna
Oltre la siepe c’è un’ipotesi di felicità che ci aspetta: forse un viaggio, una nuova scoperta. Basta spostarsi, avere la curiosità di approfondire la storia di un Paese, lasciarsi sedurre dal mistero di una città e dalle tradizioni di un Popolo.
Lungo il deserto del Sahara, a piccoli gruppi, con dromedari e carovane si spostano i Tuareg (popolo nomade berbero). E’ possibile incociarli in Algeria, Libia, Mali, Niger. I maschi soprannominati “Uomini Blu” per la tradizione di coprirsi capo e volto con la tagelmust un turbante interamente blu che spesso lascia tracce di colore sulla pelle e le donne progressiste ed autentiche regine del Sahara, bellissime a volto scoperto e truccato con un velo a coprire la testa.
L’usanza del tè nel deserto dopo la fatica di un viaggio, per avvicinare una cultura distante oppure per stringere alleanze ed un proverbio affascinante quanto la maestosità del deserto “Dio ha creato le terre con i laghi e i fiumi perché l’uomo possa viverci. E il deserto affinché possa ritrovare la sua anima”. Mille e una notte da sogno, dopo un giorno intero a portare a spasso speranze e desideri fra le dune, con la donna del destino, la compagna di viaggio con la pelle ambrata sublimata dal sole e i capelli color Berberè. Notte a Marrakech, i viaggiatori sfiniti sul letto a respirare l’aria del deserto marocchino che entra dalla finestra aperta e porta fino alle narici l’odore della sabbia mischiata con le spezie del mercato cittadino: coriandolo e cumino su tutte.
C’è sensualità nel movimento, decretata dalla dinamicità di una mente che spazia e di un corpo che si muove al ritmo del Canone in re maggiore. Perchè la musica è il teletrasporto che nessuno dice, ci porta in luoghi dove non siamo mai stati o ci riporta in quei posti dove la felicità, alternandosi alla malinconia, non ha mai lasciato il campo alla noia. Sono viaggi le storie d’amore, a volte indimenticabili altri che è meglio non ricordare, dove una dimenticanza slega meno di un ricordo. Esplorative sono le frasi sussurrate all’orecchio, poi le carezze, infine i baci e il cuore a rimorchio di una bussola impazzita che non orienta più, fra desiderio di ricerca del tesoro e necessità di riposo.
In fondo l’altro che in me si specchia è sempre un altro mondo, un’altra abitudine, altri rituali. Altro da me. Due che si incontrano sono due mondi diversi che decidono di fare un viaggio, breve o lungo che sia, comunque un tratto di cammino insieme. Gli Yanomami, numerosa tribù del Sud America, per dire ti amo pronunciano queste parole “Ya Pihi Irakema” che più o meno significa “Sono stato contaminato da te”, mentre Namastè è il saluto che viene fatto in India e in Nepal quando ci si incontra e ci si lascia, letteralmente significa “Mi inchino a te”.
In Danimarca nella Capitale c’è un quartiere parzialmente autogovernato chiamato Christiania. Fondato nel 1971 da un gruppo Hippy è attualmente un villaggio coloratissimo, una specie di utopia che si regge sui principi del rispetto e del libero arbitrio; un luogo senza circolazione di automobili e senza la presenza di forze dell’ordine. Grande attrazione turistica con i negozi tipici di artigianato ed esprimento sociale forse unico.
Secondo Libero Bovio “Tutto è azzurro a Napoli. Anche la malinconia è azzurra”, chi per la prima volta mette piede nella città che fece innamorare (fra gli altri) Johann Wolfgang von Goethe non si capacita degli odori di mare, sfogliate e caffè portati dal vento, dell’inquietante presenza del Vesuvio, di un Popolo che con creatività e talento si è inventato un modo di stare al mondo, vincendo il dolore col sorriso. Una definitiva definizione di viaggio la diede Antonio Porchia “Il viaggio: un partire da me, un infinito di distanze infinite e un arrivare a me”. Chapeau!