La vera novità? Antonio Bassolino

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di Fabio Avallone

Ancora Bassolino?

La domanda campeggia sui manifesti che da qualche giorno sono comparsi a Napoli e la risposta che vi si legge è “Sì” perché serve serietà, competenza, cultura, esperienza e così via.

È il claim della campagna elettorale di Antonio Bassolino, candidato a Sindaco di Napoli per la terza volta, dopo i due mandati degli anni ’90. Un modo per ribaltare in senso positivo una delle critiche che gli viene rivolta da quando ha annunciato, nel febbraio scorso, la sua candidatura.

Da allora, ma in realtà già dalle discusse primarie alle quali partecipò 5 anni fa, Bassolino percorre la città in lungo e largo, a piedi, da solo o con qualche amico fidato. Discute con i napoletani, addirittura indice comizi in piazza con centinaia e centinaia di partecipanti.

Un metodo antico, il suo, che però suona come una dirompente novità in una corsa alla carica di primo cittadino quanto mai eterea e inconsistente. Gli altri contendenti, Manfredi sostenuto dall’inedita e variegata alleanza PD, 5 Stelle, Leu e Italia Viva, Maresca per il centrodestra e Clemente in rappresentanza del sindaco uscente, stanno conducendo una campagna elettorale svogliata, fatta di pizze e comparsate romane, di slogan un po’ vuoti e infinite discussioni su simboli e composizioni delle liste.

Manfredi ha sfilato con Conte e attende Letta, si è fatto fotografare mentre mangia la pizza, come se fosse un turista, e con la maglia di Maradona per farsi perdonare di essere juventino.

Maresca si dimena tra il profilo civico e quello politico, creando fibrillazioni nella sua coalizione che più volte ne hanno messo in discussione la candidatura. Alla fine il centrodestra ha deciso di puntare su di lui, ma più per assenza di alternative che per reale convinzione.

Clemente, infine, ha il compito impervio di cercare consensi portando il fardello di De Magistris, nel frattempo scappato in Calabria per candidarsi alla Regione, che ha lasciato dopo 10 anni una città economicamente, fisicamente e moralmente dissestata.

Paradossalmente, quindi, la novità di queste elezioni comunali, sulla cui data ancora non v’è certezza, è rappresentata da un uomo di 74 anni, con una lunghissima carriera politica alle spalle, che va orgoglioso di essere stato comunista e di aver contribuito a scrivere la storia della sinistra italiana. Un politico, come si definisce lui stesso senza incertezze, mentre tutti gli altri fanno a gara a definirsi civici e società civile e contemporaneamente discutono con i responsabili dei partiti di riferimento.

È un altro paradosso, effettivamente: l’unico politico candidato è libero dai partiti, mentre i sedicenti civici discutono da mesi con Conte, Letta, Renzi, Salvini, Meloni e Carfagna per trovare la quadra attorno alla loro candidatura.

La libertà di Bassolino si tocca con mano ascoltandolo in uno qualunque dei suoi incontri quotidiani. Non deve dar conto a nessuno, non ha paura di affrontare i temi più scottanti: il lavoro, la sicurezza, la manutenzione, la città scassata da rimettere a posto. Non ci sono alleati suscettibili da non offendere. Non ci sono alleanze romane da difendere. Non ci sono precari equilibri da mantenere.

Politico e outsider contemporaneamente, Antonio Bassolino, a prescindere dal risultato che otterrà, andrebbe ringraziato per aver ricordato a tutti come si fa politica, anche e soprattutto a Napoli. Non ha cercato sponsor, anche se ha incassato il sostegno di Azione, il movimento di Calenda e Richetti. Non ha chiesto paracaduti o contropartite in cambio del suo impegno. Ha semplicemente ritenuto di mettersi in gioco per Napoli e a Napoli si sta giocando le sue carte.

I cittadini lo conoscono e lo riconoscono quando lo incontrano per strada, lo fermano, gli fanno critiche e domande e lui non si sottrae mai al confronto. È l’unico candidato che non vede l’ora che si vada a votare (da settimane chiede al Governo di fissare la data) e che non è infastidito dal contatto con gli elettori, anzi: sembra averne bisogno per trovare nuove energie. Un politico che si impegna per Napoli: la migliore novità di cui c’era bisogno dopo 10 anni di demagogia e populismo arancioni.

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