La vita è una scatola di cioccolatini

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di Mariavittoria Picone

Sono stata in letargo sette anni, con sporadici brevi risvegli, ho vissuto gli ultimi sette anni in uno stato di semi torpore, per questioni legate alla mia salute fisica, a distacchi terreni e sentimentali.

Sette anni di studio matto e disperatissimo furono quelli di Leopardi; sette è il numero buddhista della completezza; sette sono i doni dello Spirito Santo nel Cristianesimo: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timor di Dio.

Ho vissuto nel caos emotivo provando a difendermi con il frastuono di pavesiana memoria, ma alla fine ha prevalso l’inerzia.

Quando qualche mese fa ho guardato il mio corpo appesantito, i miei pensieri stanchi, adagiati sul davanzale della vita, mi sono sporta ed ho visto me bambina, con gli occhi grandi e le ginocchia sbucciate, le corse nelle estati ischitane, mio zio Enrico che mi chiamava micione, il cortile dell’Istituto Materdei, la danza, il pianoforte, mio padre e mia madre che hanno affidato i loro nomi al mio; dall’incontro con quella bambina è cominciato il risveglio.

Come Forrest Gump, mi sono liberata dai tutori (virtuali) alle gambe, ho iniziato a camminare, a muovere piedi e pensieri, a lasciare cadere le catene della prudenza, delle paure, a sentire il mio corpo, l’unica verità.

Ho camminato per ore, ho lasciato andare quella coperta che ingrossava il ventre, le convenzioni che mi offrivano parole inutili, ho calpestato sabbia, terreno, asfalto; ad ogni passo ho perso un po’ di paura, ho rafforzato gambe e cuore, ho imparato ad amarmi.

L’inerzia del corpo è l’inerzia della mente, la pigrizia fisica porta inevitabilmente alla pigrizia mentale, alla convergenza del pensiero. Nella staticità finiamo per comprendere ed accettare solo ciò che conosciamo.

Percorrere nuove strade, vuol dire anche conoscere nuovi luoghi della mente, aprirsi alla contaminazione, essere in grado di formulare un pensiero divergente.

Nelle relazioni umane la dinamicità produce un arricchimento esponenziale, che insegna l’accettazione e l’accoglienza della diversità.

È proprio come diceva la mamma di Forrest: – “la vita è una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita”.

Se temi di trovare un gusto nuovo, che potrebbe non piacerti, non aprirai la scatola, ma in questo modo non proverai neanche il piacere del gusto migliore.

Sono uscita dalla tana lentamente, mi sono posta piccoli obiettivi quotidiani e in poco tempo sono arrivata a percorrere almeno otto chilometri al giorno (i famosi diecimila passi). Ad ogni passo mi sento più forte, più serena, più bella. Capitano giorni in cui le cose non vanno proprio come vorrei, allora indosso i miei jeans, una camicia e scarpe comode ed esco, senza meta, cercando spunti e piccoli pretesti per ridimensionare il potere delle delusioni. Le persone ci feriscono, ma solo se glielo consentiamo.

Non è mai tardi per rimettersi in cammino; accade all’improvviso, mentre guardi un film, mentre guidi, mentre leggi un giornale, mentre osservi la cassiera del supermercato, accade proprio quando la nostalgia ti accarezza che ti ricordi di esser vivo, ancora in cerca di bellezza e di libertà.

 

Mariavittoria Picone nasce in un caldo dicembre del 1970 a Napoli, dove vive e lavora. Ha pubblicato racconti e poesie su blog e riviste on line. Nel 2020 è uscito il suo primo romanzo Condominio Arenella (IOD Edizioni), accolto favorevolmente dalla critica e dai lettori. Nel 2021 pubblica, sempre con la casa editrice IOD, la raccolta di versi e pensieri Novantanove fiori selvatici. Sognatrice pragmatica, poetessa in prosa, sempre in bilico tra ordinarietà e magia, ironica e drammatica, si definisce un fiore selvatico, un'erba ostinata, nata tra il fuoco e l'acqua, tra un vulcano e il mare.