di Viviana Trifari
Maria Imparato ci insegna che non basta una vita per dimenticare il sapore agrodolce dei mandarini dell’infanzia.
Mezzo secolo tra Napoli e Rio, colori simili, malinconie che suonano diverse, miserie uguali. Si può inventare la felicità? O come dice Pupella bisogna andare a fondo nel dolore vero per capirci qualcosa?
Maria Imparato ha vissuto la guerra, ha toccato con mano le ferite che scavano povertà e ignoranza e sogna un futuro migliore. Può risultare una colpa volere scampare al mostro della rassegnazione? Può diventare una maledizione cercare di uscire dalle maglie della nassa? Talvolta, sì.
Una storia lunga mezzo secolo e larga 20 giorni di mare, aspra come le lacrime della nostalgia, profumata come la speranza del giorno nuovo: aspra e profumata come l’albero dei mandarini, talismano rievocativo e imaginifico della sua infanzia e della forza delle sue radici. Amori e disamori materni che si intrecciano, si abbattono come terremoti su figli e nipoti e che possono nonostante tutto insegnare a combattere per la felicità.
Rosi Selo ha scritto un romanzo intingendo la penna in una cartolina di Napoli degli anni ’50, di quelle col pino in primo piano e col pennacchio di fumo sul Vesuvio.
Napoli bellissima e incantatrice, ma che a viverci dentro “alla cartolina” si sa che è una fatica immensa, che la vita sfiancante e malagevole brulica nei vicoli alle pendici del Gigante buono e non fa mai sconti.
Le parole dolcemente nostrane diventano suoni, l’autrice compone una melodia per violino, la sua penna è un archetto e le note sono scelte con cura tra i vocaboli partenopei, che cullano il lettore e danno un ritmo ammaliante alla trama che si svolge in un crescendo.
Mi auguro che ci sia un seguito, spererei in una saga! Mi sono appassionata ai personaggi, ho sperato e lottato con loro, mi sono schierata, ho pianto e mi sono emozionata e questo capita quando uno scrittore sa prenderti per mano e portarti in un’altra dimensione, quando è capace di farti “vedere”.
Chissà se il mio desiderio si esaudirà, nel frattempo io ve lo consiglio: porgete la vostra mano a Rosi Selo e chiudete gli occhi; non ve ne pentirete!