di Christian Sanna
Ikigai (生き甲斐) è un termine giapponese forrmato da iki (vita) e gai (valore) che in italiano suona come “ragione di vita” o “ragion d’essere”. Nella cultura giapponese ognuno, dopo una lunga e difficile ricerca interiore, può trovare la ragione della propria esistenza. Secondo alcuni l’ikigai sarebbe il segreto della longevità dei centenari di Okinawa, da quelle parti viene considerato come “una ragione per svegliarsi al mattino”. In chiave romantica la parola puà indicare la persona di cui si è profondamente innamorati. Già, l’amore. Ancora, amore. Sempre, amore. Per dire “Ti amo” gli indiani Yanomami usano queste parole:“Ya Pihi Irakema”, che tradotto suona pressapoco così: “Sono stato contaminato da te”, ossia una parte di te è entrata in me, dove vive e cresce. E se il senso della vita fosse proprio l’amore?
Tornando all’ikagai lo si può trovare nel punto in cui si incrociano quattro fattori: vocazione, passione, missione, professione cioè quello che siamo bravi a fare, ciò che amiamo, quello di cui ha bisogno il mondo e ciò per cui possiamo essere ricompensati. In poche parole, per vivere bene e a lungo bisogna guardarsi dentro, fare pace con se stessi ed avere uno scopo nella vita, qualcosa per cui valga la pena alzarsi con entusiasmo al mattino. Si faccia una vita interiore, sostiene Pavese, di studio, di affetti, d’interessi umani che non siano soltanto di “arrivare”, ma di “essere” – e vedrà che la vita avrà un significato, mentre per H. Hesse Noi pretendiamo che la vita debba avere un senso, ma la vita ha precisamente il senso che noi stessi siamo disposti ad attribuirle.
Ma forse questa affannosa ricerca del senso della vita non è altro che il pensiero di ricerca del senso della vita ed allora sembra saggia l’indicazione di Eugenio Montale La vita deve essere vissuta, non pensata, perché la vita pensata nega se stessa e si mostra come un guscio vuoto. Bisogna mettere qualche cosa dentro questo guscio, non importa che cosa. Quindi, cosa metterci se non l’amore? Leo Tolstoj afferma Tutto, tutto quello che capisco, lo capisco solo perchè lo amo. Quindi, l’amore come strumento per interpretare la vita, penetrarne il senso, trovare consolazione.
Secondo la filosofia greca la risposta sul senso della vita è nella filosofia stessa come concetto, discorso e modo di vivere. Conosci te stesso di Socrate sembra un tema semplice, forse lo è, ma fa chiaramente capire che per cercare il senso della vita bisogna guardare dentro di sè e non all’esterno. Allora, non è nelle cose materiali che ci soddisfano momentaneamente senza mai veramente appagarci, non è nella spasmodica ricerca di successo e denaro che troveremo risposte ai nostri dubbi ed inquietudini, ma solo valorizzando ciò che abbiamo dentro che poi è ciò che siamo veramente.
In conclusione, la partita con la ricerca del senso della vita siamo destinati a perderla (ed a soffrire) se continueremo a pensare di dover combattere e battere un avversario, se avremo ancora bisogno di nemici e di obiettivi materiali da raggiungere, se commettiamo l’errore di confondere la felicità con i milioni di euro, la Rolls-Royce Boat Tail, il lusso, il potere. Per Jorge Luis Borges il peggior peccato che un uomo possa commettere è non essere felice.
Ognuno di noi può evitare di commettere questo errore. A patto di avere il coraggio di guardarsi dentro.